Mùm
- Roberto Checchi
- Feb 24, 2014
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Islanda. Nome echeggiante tra sperdute lande, immensi ghiacciai, slalom di geyser, violente eruzioni... ed eterea musica. “Musica?”, direte voi. Ebbene sì, la densità di popolazione più bassa d'Europa e l'impervio clima non sono riusciti a fermare quello che oserei definire il più grande miracolo artistico di inizio millennio: un'isola remota, con una lingua arcaica ed impronunciabile, si innalza, sola, contro il baluardo della musica commerciale di stampo anglo-americano per urlare con disperata forza “Io non ci sto!”. Reykjavìk si trasforma in un'instancabile fucina di artisti, sfornando talenti del calibro di Björk, Sigur Rós, Rökkurró e Múm.
Ed è proprio di questi ultimi che vi voglio parlare oggi. Gruppo unico nel suo genere, i Múm sono incredibilmente riusciti a conciliare, con una gamma di artisti provenienti da estrazioni musicali completamente estranee tra loro, le voci oniriche delle gemelle Krìstin-Anna e Gyda Valtysdòttir, i beat elettronici di Orvar Smàrason e le delicate aperture orchestrali di archi, tastiere, fisarmoniche, chitarre e bassi.
Il risultato, permettetemelo, è stupefacente: melodie dolci come ninnananne, raffinate ed intime come notturni di stampo romantico, impreziosite da un sempre presente reparto elettronico che non può non lasciare a bocca aperta. Risultato che, secondo il mio non tanto modesto parere, avvia un nuovo ambizioso genere musicale, rimandante ad atmosfere tipicamente folk, evocate a loro volta da un sottile canto sfiorante il gusto elfico ed incorniciate da un background minimale da far invidia perfino ai cugini norvegesi Royksopp (a cui vi consiglio di dare un'occhiata). Il tutto si traduce in una straordinaria capacità di evocazione dei magnifici e selvaggi paesaggi islandesi e in una musica capace non solo di far affiorare i più profondi sentimenti, ma addirittura di farli fiorire e maturare in una sorta di nuova primavera dell'anima, di farli esplodere in un tripudio di colori dalle mille sfumature, ben incorniciabili nel quadro delle nostre impressioni. Non ci rimane altro che una cosa da dire: grazie Múm – o meglio – takk.
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