Push Button Gently - URU [EP]
- Roberto Checchi
- May 21, 2014
- 2 min read
“Il libro non si giudica dalla copertina”. Quante volte l’abbiamo sentito dire?
Insieme a “l’abito non fa il monaco ecc. ecc. ecc.”
Ma non è così. Spesso, quando acquistiamo un libro, lo compriamo in base al titolo e alla copertina, senza leggere attentamente la trama, senza andare a cercare le recensioni su internet.E’ così che ho scelto di recensire questo album, dalla copertina.
Perché in un mondo in cui i dischi, al pari del cartaceo, sono sempre meno venduti, dare il giusto peso alla copertina, curarla, studiarla, non è scontato.
I Push The Button Gently sono partiti bene già da quella. E’ semplice, comunica visivamente quello che ci aspetta nel disco. Minimale ma colorata, con un titolo spostato che assume una valenza maggiore, invece di passare in secondo piano, proprio grazie alla posizione non convenzionale.
Ma l’EP, direte voi, mantiene le promesse dell’Artwork?
Si, senza dubbio. Mi aspettavo un viaggio e già a partire dalla prima traccia, intitolata giustamente “Liftoff”, chiudo gli occhi e inizio la mia traversata nello spazio musicale creato dai PBG.
Tutti i pezzi dell’EP hanno un suono molto Brit, una su tutte “Turnaround”, che già dall’attacco ricorda i Kasabian dei primi album.
La scelta di cantare in inglese, di conseguenza, si dimostra non solo azzeccata, ma quasi obbligata, per non tradire lo stile scelto.
E il viaggio continua, tra imprevisti e paesaggi maestosi, fino all’emblematico intermezzo\coda “Houston we have weirdness”, che riprende il famoso “Houston, we have a problem”.
Una chiusura ad effetto, al termine di un corposo EP (sono ben 9 le tracce che lo compongono), che lascia presagire che il viaggio non è finito, ma solo cominciato.
E noi li seguiremo, pronti al salto nell’iperspazio nell’imminente CD!

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