Intervista a Brace
- Roberto Checchi
- Jun 4, 2014
- 3 min read
E’ appena uscito “Puledri nello stomaco”, a distanza di più di otto anni da “Salvate Il mio maglione dalle tarme”. Cosa ti ha spinto, dopo così tanto tempo, a tornare a registrare un disco? E’ stata una decisione improvvisa o il risultato di una lunga gestazione?
In questi otto anni non ho mai smesso del tutto di scrivere canzoni, nè di esibirmi dal vivo. Di conseguenza ho sempre avuto il desiderio di fermare le canzoni che suonavo su un disco, anche solo per liberarmene e ascoltarle da fuori, come non fossero cosa mia. D'altra parte non ho mai pensato di farne una professione e quindi ho semplicemente aspettato il momento più adatto. Nel frattempo ho cambiato più volte città, lavori, amori, idee. Ho provato a cercare la formula e la squadra giusta. Per molto tempo non non sono riuscito a trovarla e ho passato periodi non proprio luminosi. Poi grazie all'aiuto di alcuni amici e ai nuovi stimoli derivanti dal lavorare con una nuova etichetta, con fatica e tanta pazienza, siamo finalmente riusciti a portare a termine l'impresa. Evviva!
Questo è la tua prima uscita per Garrincha Dischi, etichetta alla quale sei però legato ormai da molto tempo. Quanto pensi che il far parte di questo ambiente ti abbia aiutato nella tua maturazione come artista? Quanto nella produzione del disco?
Conosco Matteo Romagnoli di Garrincha da molti anni. Ci siamo incrociati e abbiamo collaborato più volte quando ai tempi portavo avanti la mia etichetta Tafuzzy Records. Ho visto crescere la sua realtà, ho conosciuto, frequentato, suonato con i musicisti che stava producendo e con i quali attualmente sono felicissimo di poter condividere palchi e giornate. Ho accolto con piacere, come un aiuto necessario e un passo avanti, l'invito a fare uscire il mio disco per loro. Non credo che questo abbia influito granchè sulla mia maturazione come artista ma sicuramente dal punto di vista della produzione è stato invece un vero e proprio lavoro di squadra. Ho accettato, spesso anche con fatica, di collaborare, mettermi in gioco, discutere scelte, intenzioni, arrangiamenti, mi sono fatto consigliare. Puledri nello Stomaco è un disco che abbiamo fatto insieme.
Parlando dei contenuti del disco, cosa è cambiato in questi otto anni? Il tuo modo di scrivere canzoni è rimasto lo stesso? Parlaci un po’ di cosa si prova a comprimere così tanti anni di vita in dodici canzoni. Quante esperienze ci sono dietro a “Puledri nello stomaco”?
Nel 2003 Mr.Brace voleva essere un progetto sulla confusione linguistica derivante dallo scontro di un retroterra fatto di solide tradizioni, detti e credenze popolari, educazione cattolica, culto del lavoro e della fatica a tutti i costi con tutto quello che si stava portando avanti la modernità. Un cortocircuito che produceva deliri e visioni. In Puledri nello stomaco la mente che genera i pensieri è, per forza di cose, sempre quella ma ha pressochè fatto tabula rasa di tutto. E' più disillusa, ha accettato senza tuttavia arrendersi molto di quello che non capiva. E' più disperata e al tempo stesso combattiva. Una pace apparente. Lo stomaco in subbuglio. Un desiderio ancora più forte, per contrasto, di luce e bellezza.
Sei una sorta di veterano della musica indipendente italiana, come la hai vista cambiare nel corso degli anni? Cosa ne pensi del ritorno di fiamma che sta avendo il cantautorato negli ultimi anni? Ti senti in un certo senso il precursore di questo fenomeno?
Non mi sento precursore di alcunchè. Sono molto felice per il successo che stanno avendo alcuni miei colleghi e amici. In molti casi so che lo meritano e spero possano arrivare a più persone possibili riportando l'attenzione alla tradizione cantautorale italiana. Personalmente faccio fatica anche solo a concepirmi come cantautore e, a dir la verità, non ho mai avuto intenzione di portare avanti questo tipo di percorso. Rispetto a dieci anni fa c'è un nuovo pubblico, un nuovo interesse, fortemente caratterizzato da internet, le nuove possibilità di fruizione che offre e dalla foga da social network. C'è meno ricerca forse ma non me la sento di azzardare un era meglio o era peggio. Le cose si stanno muovendo come non ci si poteva immaginare. Mi faccio le mie opinioni ma perlopiù resto a guardare eccitato e speranzoso. Con un piede dentro e un piede fuori.
Cosa fa Brace quando non è in giro per la penisola o in saletta a registrare? Cosa fai nella vita di tutti i giorni?
Vivo a Bologna e insegno matematica in un istituto professionale alberghiero e in un liceo scientifico. Contratti a progetto in istituti privati. Non sono ancora abilitato all'insegnamento statale e per com'è la situazione attuale non mi sembra che lo stato italiano abbia alcuna intenzione di permettermi di farlo. Mi piace insegnare. Lo farò finchè mi sarà possibile. Per il resto mi trovate nei bar.
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