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Il Terzo Istante - In nove artisti vi raccontiamo chi siamo

  • Roberto Checchi
  • Jun 25, 2014
  • 2 min read

Ci sono tanti modi in cui una band può raccontarsi. Quello che traspare dai brani e dalle composizioni non è altro che la punta di un iceberg fatto di esperienze personali e storie di vita, cosi come il risultato di migliaia di ascolti e tanto altro ancora. Pensiamo che un modo molto bello di cercare di comprendere più a fondo quello che può essere il microcosmo di un gruppo sia venire a conoscenza di quali siano gli artisti che maggiormente hanno influenzato la maturazione musicale dei componenti della band. Per questo motivo abbiamo chiesto ai ragazzi de "Il Terzo Istante" di parlarci un po' loro stessi in questo modo. Ecco cosa ne è venuto fuori! Nonostante si faccia parte della stessa band, è sempre difficile mettere nero su bianco i propri ascolti comuni. Noi abbiamo cercato di farlo andando oltre a quello che può essere l’influenza musicale, cercando di descrivere diversi aspetti per i quali questi artisti sono importanti per noi e per la nostra musica.

Abbiamo scelto i mostri sacri, perché sarebbe stato facile cercare di fare gli originali, ma come si fa a sostenere di non essere influenzati dagli Zeppelin…?

Jack White: perché è sporco, lurido, ma alla fine è di gran lunga il più figo di tutti. E poi quando canta sembra che ti stia facendo un cazziatone.

The Police: perché erano 3, perché hanno scritto la storia e perché sono tra i pochissimi che riuscivano a far passare per pop arrangiamenti piuttosto complessi.

Verdena: soprattutto per il loro ultimo album WOW.

Queens of the Stone Age: perché sono cattivi, perché tirano dritto e perché Josh Homme riesce a farti paura anche quando canta in falsetto.

The Queen: probabilmente non c’è bisogno di spiegare perché, ma se vogliamo aggiungere un motivo in più, perché Il Terzo Istante è nato il 24 novembre 2011, a 20 anni esatti dalla morte di Freddy Mercury.

The Racounteurs: di Jack White abbiamo già detto, per cui non ci ripetiamo. Vederli dal vivo è un’esperienza da fare nella vita. Ammesso che decidano di suonare ancora in giro.

Radiohead: perché sono avanti, lo sono sempre stati e probabilmente lo saranno ancora per molto.

Max Gazzè: perché abbiamo avuto la fortuna di aprire un suo concerto e perché tra gli autori italiani, a nostro avviso, è quello con lo stile compositivo più personale, originale e riconoscibile.

Led Zeppelin: perché hanno osato, esagerato, sul palco e fuori, perché sono la personificazione del rock, perché sono gli unici che hanno saputo dire basta quando era il momento di farlo, e perché non ci hanno ripensato neanche mezza volta. Per leggere la nostra recensione dell'ultimo EP del gruppo, "Rapporto allo Specchio", cliccate qui!

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