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Delawater - Open Book at Page Eleven

  • Roberto Checchi
  • Jun 28, 2014
  • 1 min read

“Aprite il libro a pagina 11”

E’ la traduzione letterale dell’ultima fatica dei Delawater, che tornano con un nuovo disco dopo l’omonimo lavoro di apertura del 2012.

Il titolo dell’album, già di suo, è molto evocativo.

Ad una prima lettura sembra un titolo tra tanti. Non classifica l’album. Nella realtà però, almeno al sottoscritto, fa tornare in mente gli anni delle superiori, i classici film adolescenziali anni ‘80 in cui il professore diceva alla classe di indisciplinati di iniziare la lezione da pagina 11, per proseguire la lettura.

Che poi aprite, apri, non c’è una traduzione precisa. La sensazione però è di fare un immaginario salto nel passato. Di vedere il mondo che vi circonda con i filtri un po’ appannati tipici del ventennio 80-90, quando si riscoprivano i colori e tutto era estremamente colorato, saturato, un po’ estraniante.

Il disco dei Delawater è proprio così. E’ uscito a Gennaio, ma è perfetto per questa estate che tarda ad arrivare. Immaginate lo scenario poc’anzi descritto, tornate in dietro nel tempo e godetevelo in macchina, durante un viaggio. In piscina, sorseggiando una cedrata o uno spritz rigorosamente con Aperol.

Gustatevelo nelle notti estive, senza una nuvola in cielo, mentre guardate milioni di stelle.

Le sonorità ricordano i Sigur Ros, i Mercury Rev e altri mille gruppi da cui i Delawater,

evidentemente, hanno tratto ispirazione, tutto condito da un pop che non è una novità, ma un evergreen che non stanca, ascolto dopo ascolto.

E allora “push play and listen to the music”

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