Massive Attack - Hydrogen Festival, Piazzola Sul Brenta, 9/7/2014
- Roberto Checchi
- Jul 10, 2014
- 3 min read
Le giornate è una di quelle in cui non distingui il cielo dall’asfalto o riprendendo un po’ le origini natali del gruppo in questione non sai bene se ti trovi a Bristol o nel nord est della penisola italica.
Ma come direbbe un “cantautore” o rocker italiano di dubbia qualità “eh va bene cosi…”, ci dirigiamo facendoci forza l’un l’altro e ripassando la materia in questione prima dell’esame da Bologna a Padova.
File interminabili cercano di dissipare, fin dalla tangenziale bolognese, il nostro entusiasmo ma il nostro Maialino Grugnino vuole essere dei nostri e quindi la serie interminabili d’ostacoli che ci capitano sul percorso, ci fanno assolutamente meno paura.

P.s: Astenersi dai commenti
Secchiate d’acqua cercano d’intimorirci ma il nostro outifit è di quelli da caccia all’alligatore in Amazzonia e con lo spritz a 3 euro sicuramente il nostro coraggio prende corpo e s’impossessa, fin troppo, della nostra progettualità mentale (ma questa è un’altra storia).
Caricati da una fila interminabile di spritz consumati (come rinunciare a questa prelibatezza locale), riusciamo finalmente, dopo un paio d’ore di ritardo (hanno aperto l’entrata all’arena proprio all’ultimo secondo, scelta dubbia), ad entrare nella fantastica arena di Piazzola sul Brenta, una frazione padovana di dubbia presenza umana ma dalla piacevolezza architettonica.
E qui che si sprecano i commenti, dal “Vez, ma pensa qui col sole che bellezza sarebbe”, al “Oh ma vez, comunque solo in Italia possiamo offrire una cornice del genere”.
Il tempo di concludere qualche conversazione di dubbia utilità, quindi, che smette di piovere e le luci sul palco si spengono.
Un brivido percorre tutta la folla, si inizia.
Il concerto dura un’ora e mezza dove vengono ripercorsi i percorsi scuri della band celebre per il suo trip-hop. Loop, batteria, basso ipnotico che fanno da sfondo ad un muro di visual chiaramente poco politically correct (as usual).
La prima sorpresa è la voce eterea di Martina Topley Bird che in un temporale di abiti celesti, incide la propria voce su tastiere e synth di «Battlebox 001». «United Snakes» è quasi spettrale con il riverbero irreale e profondo della voce Robert «3D» Del Naja, cardine della band assieme Grant «Daddy G» Marshal.
I visual sicuramente sono la vera ciliegina per il quale si esclamerebbe “ne è valso il prezzo del biglietto.”
Scorrono scritte, luci e colori come in un enorme schermo di “Breaking News” tutto in salsa italiana, quotidiana (notizie riferite agli ultimi giorni) e proprio li, davanti, tutta la band, si stagliava in linea.
<< Mi dispiace per la pioggia>> , ringraziando i 4mila presenti accorsi al capezzale della band.
«Risingson» è l’essenza del trip hop, «Paradise circus» fa filtrare la propria luce nelle ombre trip hop attraverso una cortina di suoni viscosi e densi e «Girl I love you», un incubo ipnotico tra ritmi africani ed elettronica nera.
Il tripudio si raggiunge con «Teardrop» uno dei classiconi della band, proposta in versione minimal, essenziale, con voce femminile e chitarra che si stagliano in primo piano sullo sfondo electro e con le successive «Angel» (sempre dell’album cult Mezzanine), «Butterfly caught» con sempre Topley Bird alla voce.
Da li a poco si conclude il fantasioso mondo creatosi per l’occasione e un po’ con l’amaro in bocca (avremmo avuto solo più tempo a disposizione, ci mancherebbe), concludiamo il nostro ritorno verso casa, tra un paio di pizze ustionanti, birre sgassate, compagni di viaggio che si addormentano nel momento del bisogno e l’arrivo in una Bologna deserta fin troppo bagnata per il mese di Luglio. Lorenzo Salmi
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