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Francesco De Leo - Soutine Twist

  • Roberto Checchi
  • Nov 4, 2014
  • 2 min read

Chaïm Soutine non fu mai veramente soddisfatto delle sue opere. Dipingeva, e poi dialetticamente si rinnegava, emergeva e riannegava, spesso distruggeva i suoi lavori, ricominciava.

Chaïm Soutine, raramente mostrava le proprie opere, se ne vergognava forse, mancava di quella superbia oggi largamente apprezzata che i Piet Mondrian definiscono "il dono degli stronzi che tendono a svendere le proprie idee". De Leo, che a Soutine artisticamente somiglia, gl'intitola due ore di deliri da due mesi apparsi sul Tubo. Un lavoro trascendente, trasversale all'Officina degli ultimi tempi, impressionante, lontano dalla Garrincha, per niente primaverile, ruvido. De Leo si arrabbia, ma si arrabbia con se stesso, delira e deraglia, nell'ultima intervista se la prende un po' anche coi figli suoi, con "la tua ragazza non ascolta i beat happening", con l'Officina tutta, bollata quasi come giovanil errore da smarcare.

Il problema non è la Garrincha che, lungi dall'essere una delle tante sterili etichette della grande distribuzione, contribuisce sensibilmente alla crescita artistica di chi incontra senza pero' creare distonie.Il problema non è l'Officina che, a prescindere dai gusti personali, è cresciuta senza ripetersi mai.

Il problema, che non esiste, sta nel fatto che De Leo è evidentemente eclettico, autocritico, coerente ma sconnesso: De Leo è l'artista che dopo spacca tutto, quello che si ama e si odia. De Leo cerca un organicità testimoniata da un progetto addirittura in "volumi" con la Garrincha, poi approda a nuove dimensioni artistiche, se ne innamora e vuole "stravolgere le carte in tavola". Qualcuno bacchetterebbe forse Soutine che, in preda a quella passione che solo gli artisti conoscono, squarcia la tela? Non credo.Piuttosto, rimaniamo in ascolto.

Ecco lo streaming integrale dell'album.

 
 
 

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