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L'officina della camomilla - Senontipiacefalostesso Due

  • Roberto Checchi
  • Nov 4, 2014
  • 2 min read

Luogo comune dice che il secondo disco per una band sia sempre il più difficile. La situazione che ci troviamo di fronte questa volta è però differente rispetto alle precedenti. I brani dell’officina girano infatti da tempo su Youtube e similia in versioni più o meno casalinghe e con arrangiamenti più o meno elaborati, il che gettava un alone di mistero sui possibili contenuti dell’LP.

Quello che è emerso dagli studi Garrincha è un prodotto difficile da affrontare, si tratta di quindici pezzi, tra inediti e vecchie conoscenze, caratterizzati da un animo punk dall’attitudine graffiante smussato e riverniciato di una patina indie pop. Possiamo dire che, se in “Senontipiacefalostesso 1” i riff stile Arctic Monkeys delle origini la facevano da padrone, i riferimenti più evidenti presenti in questo volume sono senza dubbio ai The Strokes. Pezzi come “Rivoltella”, “Ho visto un Nazipunk sul tram” e “Principe Sasha” sembrano infatti sporcare il sound tipico della band newyorkese in modo volutamente marcato. I brani tendono ad avere una orecchiabilità e ballabilità maggiore rispetto a tutto ciò che abbiamo sentito da parte dell’officina negli ultimi anni e hanno sicuramente un tiro più deciso e martellante, anche se a tratti possono risultare quasi artificiali.

Abbiamo infatti l’impressione che gli arrangiamenti, per quanto efficaci, siano sovrastrutture imposte a pezzi pensati e scritti per essere semplici e diretti. Se da una parte quindi la band ha raggiunto una propria dimensione sonora più piena e completa rispetto al precedente lavoro, dall’altra alcuni brani delle origini risultano quasi snaturati dai rimaneggiamenti messi in atto, al punto da far pensare che alcune tracce che sono andate a far parte del disco sarebbero potute essere escluse senza troppi rimpianti.

Sono i brani inediti ad essere quindi i più incisivi. Di questi cogliamo testi che mai come ora dipingono immagini che prendono forma di pari passo con lo sviluppo della melodia, in una commistione di suoni e figure che sembra aver finalmente trovato il proprio equilibrio. Ci vengono proposte canzoni che per la loro genuinità ci sembra di ascoltare da anni e alle quali ci approcciamo quali fossero i migliori ricordi della nostra infanzia, i contenuti delle cassette che la mamma metteva nei viaggi in macchina, ciò che veniva fuori dal giradischi di papà.

Per apprezzare le parole di De Leo bisogna cogliere l’immediatezza comunicativa di frasi che sono tutto tranne che immediate. Queste non saranno mai qualcosa che piacerà a tutti e va benissimo così, perché in questa loro sbadataggine (post) adolescenziale le canzoni dell’officina sembrano volerci dire che la musica si può fare con poco e può ancora essere bello farla soprattutto per se stessi, ancor prima che per gli altri.

“Senontipiacefalostesso due” è un disco che si sa rendere apprezzabile ascolto dopo ascolto. Per gustarne il sapore più profondo bisogna lasciar scorrere i testi davanti ai propri occhi quali fossero un cortometraggio nel quale le musiche non sono altro che la colonna sonora.

 
 
 

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