Abiku - La vita segreta
- Roberto Checchi
- Nov 16, 2014
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Il secondo disco dei grossetani “Abiku” è una piacevole scoperta, in un mondo dove i suoni si moltiplicano fino a riempire ogni silenzio, facendoci dimenticare che, spesso, ciò che cerchiamo davvero sono le canzoni, che sono una cosa diversa. Ecco, se dovessi commentare in una riga questo “La vita segreta” e le sue dodici tracce, mi basterebbe dire che è un disco di canzoni – e potrei aggiungere, senza tema di sbagliare: di belle canzoni.
Il racconto della vita intima, dei pensieri privati, nascosti, segreti, è un fil rouge che sostiene lo snocciolarsi di metriche sghembe che al primo ascolto suonano quasi fuori posto, veicolate da una voce d'altri tempi, effettata, distante, ma che riesce ad equilibrare, con il distacco del suono, la profondità emotiva di alcuni scambi particolarmente riusciti che suonano come confessioni, prese di coscienza sussurrate nel pieno della notte e poi ricordate con qualche vergogna il giorno dopo (“Sposami domani / lasciamo perdere / tanto moriremo tutti / ed a chi vuoi che importi / fra cinquemila anni / dei litigi futili / di due ectoplasmi?”, “Canzone nichilista”; “Non sarò mai / come mi vedono gli occhi tuoi / così grandi da poter contenere / tutta quanta la città / e così aperti che non giudicano niente / ma proiettano la tua vita segreta / in diretta dentro ai miei”, “Sommergibile”; “Non sono mai riuscito a presentarmi / ai fantasmi della casa accanto / la notte quando vengono a bussarmi alla finestra / io guardo altrove e penso ad altro / generalmente penso a te / questo non dovrebbe farti ridere”, “I fantasmi della casa accanto”).
Il disco suona vintage quel tanto che basta per essere alla moda, con un mood retrò che ricorda certi “Baustelle” o per altri versi qualcosa del primo de “Il Triangolo”, ma anche, a pelle, gli ultimi “Non voglio che Clara”. Gli arrangiamenti di Edoardo Lenzi, che si occupa anche di pianoforti, sintetizzatori, mellotron, rhodes (in modo magistrale, tra l'altro) rivestono i brani con strati di suoni in cui sprofondare, in un'ambientazione sixties che sfocia, qua e là, nell'abisso della psichedelia più sommessa e raccolta: uno stile stratificato e a tratti ingombrante, in un senso quasi mai negativo, ma che potrebbe allontanare quegli ascoltatori che desiderino vedere e sentire più sangue, più carne.
Il sangue e la carne ci sono, ma stanno in profondità ne “La vita segreta” degli “Abiku”, un disco che suona maturo, dove parole e musica si sposano in una struttura più grande, dalle fondamenta solide e dall'apparenza scintillante e commovente, per quanto le sue linee siano semplici, per quanto si scansi la poesia per abbracciare quelle verità più prosaiche ma non per questo meno intense: “La vita è facile / se sei con me: / non andare via”.
Lorenzo Cetrangolo
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