Pending Lips Festival, serata 5: intervista a Steve Howls
- Roberto Checchi
- Apr 3, 2015
- 3 min read

Come ogni settimana eccomi qui a parlarvi un po' dell'artista che più mi ha convinto nell'ultima eliminatoria del Pending Lips Festivals.
In una serata particolarmente convincente per il livello tecnico delle band un cantautore mi ha colpito più di tutti gli altri, Steve Howls. Di lui si sa pochissimo e, anche cercando, sull'internet non troverete quasi niente lo riguardi.
E' questo il motivo per cui ho deciso, invece di scrivere il solito articolo, di intervistarlo e di farlo parlare un po' del suo progetto e delle sue influenze. Ne sono venute fuori cose belle e interessanti, quindi, buona lettura!
Partiamo subito con le domande di rito, quando e come è nato questo progetto?
L’idea di questo progetto è nata a fine 2013, ma il concretizzarsi dello stesso è avvenuto durante un viaggio in solitario intrapreso l’anno scorso, per dedicarmi esclusivamente alla musica. Ho vissuto per 6 mesi in Danimarca, a Copenaghen, dove numerosi Open Stages e Listening rooms hanno contribuito a farmi entrare in stretto contatto con la scena cantautorale locale. Durante questo periodo ho scritto canzoni e “esplorato” il mio strumento, il tutto rigorosamente in acustico. Verso la fine di questo viaggio mi è stata data la possibilità di esibirmi per un grande evento che riunisce artisti da tutto il mondo: il Copenaghen Songwriter Festival.
E’ il primo che porti avanti?
Sì confermo è il primo, la prima canzone che io abbia mai scritto da solista è “Keep on walking”.
Hai sempre usato lo pseudonimo di Steve Howls in passato?
Steve Howls non è solo uno pseudonimo, ma un vero e proprio alter ego rivelatosi durante la mia permanenza all’estero.
Unisci molto bene un’attitudine cantautorale a uno stile chitarristico molto ritmato e articolato che è raro vedere in Italia e ci fa pensare più a realtà musicali come quella australiana, con John Butler e via discorrendo, quali sono le tue principali fonti di ispirazione?
Ti ringrazio. Per l’aspetto cantautorale e il sound sicuramente Ben Howard, Bon Iver, Damien Rice, John Martyn, Nick Drake e Fink. Per quel che riguarda la tecnica, in passato ho appreso molto dai grandi virtuosi della chitarra acustica come Michael Hedges, Andy Mckee, Kaki King, Antoine Dufour, Kotaro Oshio e molti altri.
Come accennato nella domanda precedente, quello che proponi è qualcosa di atipico per la scena musicale italiana indipendente e non, come pensi potresti inserirti in questa?
Sinceramente avendo portato la mia proposta dal vivo “in casa” da poco tempo non saprei di preciso, per il momento tengo il focus sulla semifinale del 27 aprile.
La segui in qualche modo o sei più proiettato come ambizioni e ascolti su quella internazionale?
Senza dubbio sono più dedito all’ascolto di musica internazionale, ma questo non significa che io non apprezzi i grandi maestri della nostra terra e svariati artisti della scena indipendente.
Lo scorso lunedì hai conquistato giuria e platea del Pending Lips Festival, come è nata la scelta di partecipare a questa edizione?
E pensare che non mi aspettavo un riscontro simile! Ho scoperto il Pending Lips Festival durante l’edizione dell’anno scorso, è stata un’iniziativa che mi ha colpito molto, così mi sono ripromesso di candidarmi per l’anno venturo.
Hai gradito l’atmosfera della serata?
Dire che l’ho gradita sarebbe riduttivo. Mi sono commosso, sono rimasto senza parole.
Concludiamo con una domanda di prospettiva, quali sono i tuoi progetti per il futuro? Hai qualche uscita in cantiere? Nuovi brani nel cassetto?
Conto di rinchiudermi in studio al più presto, oltre alle canzoni pronte ci sono diversi brani che stanno prendendo forma, a breve tutto sarà ben definito e pronto per lo studio.
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