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Felpa - Paura

  • Roberto Checchi
  • Apr 7, 2015
  • 1 min read

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Quando Daniele Carretti (Magpie, Offlaga Disco Pax), aka Felpa, è triste suona. Come biasimarlo? Riesce ad esorcizzare il suo stato di malessere spostando la malinconia e il suo sconforto nel suo suono.

Suonare uno strumento e parlare di ciò che si teme sembra essere un'ottima terapia, uno sfogo che allontana almeno per un po' le negatività.

Il risultato di molte notti insonni è “Paura”, un album solista in cui Daniele racconta ciò che lo attanaglia. Forse ho scelto il momento sbagliato della giornata per ascoltare questo lavoro, il pomeriggio non rende abbastanza. Non c'è abbastanza tranquillità. La luce rende troppo nitide le sensazioni provate durante l'ascolto, risultando alla fine come una distorsione.

Un percorso lineare che inizia al “Buio”, in “Inverno” e come la maggioranza delle storie si conclude con un lieto fine, in “Estate”, e con la “Luce”. Una sorta di chiasmo letterario.

Quasi cercando di autoconvincersi, in Luce, l'ultimo brano, Daniele ripete che non ha più paura.

Le chitarre dilatate si rifanno al periodo musicale inglese ed italiano, rispettivamente inizi e fine anni '90. Dalla wave a suoni dilatati e pieni di delay, fino ad arrivare allo shoegaze.

Dopo il suo primo album, "Abbandono", lo stato di abbandono si è trasformato in una paura. Ma di cosa ha paura Daniele?

 
 
 

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