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Crayon Made Army - Flags

  • Roberto Checchi
  • May 27, 2015
  • 1 min read

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“Poco italiani”, come direbbe Stanis LaRochelle, questi Crayon Made Army, trio umbro che ha in Flags il suo esordio, dopo un disco e un EP col moniker Music Pushers. Il loro è un dream pop morbido e rotondo, dove armonie vocali e tappeti di synth coprono d'ovatta un panorama pieno di colori tenui, caldi, che lasciano scie lente, incantevoli. L'esperienza audio-visuale col progetto Etichetta Disco-Grafica traspare nelle evoluzioni spiraleggianti da colonna sonora che i brani portano appena sotto pelle: la versione live, da quanto posso vedere su YouTube e da quanto riesco ad immaginare ascoltando il disco, deve essere una sorta di esperienza onirica collettiva, in cui perdersi senza per forza cercare una via d'uscita.

I pezzi scorrono senza un'identità individuale troppo forte, ma – chissà – forse è anche questo un destino: saper regalare un viaggio lungo undici canzoni senza troppi scossoni, librandosi liberi in questo mondo di ritmiche quartate e voci eteree, di synth rotolanti e armonie infallibili. C'è della maestria nell'apparire semplici e comodi; c'è della sapienza nel calibrare una carezza. Non è da tutti. I Crayon Made Army ne fanno un punto di forza, e il disco è consigliato per soffocare ansia e mal di testa, scongiurare incubi e – sebbene io non li abbia (ancora) mai visti – gettarsi sotto il palco ad ondeggiare piano con la testa in un altro mondo.

 
 
 

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