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Barely Awake - Barely Awake

  • Roberto Checchi
  • Jun 4, 2015
  • 2 min read

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Vengono da Pesaro i Barely Awake e ci frullano energici e vibranti in un'ora e sedici brani che sono una galassia luccicante, piena d'angoli e di spunti variopinti. Sono duri ma non incattiviti; sono energici ma non violenti (o quasi mai). C'è tanta melodia, un sacco di ritmo, chitarroni che ondeggiano tra il frizzante, l'acido e il wall grigioscuro. C'è del metallo, qua e là, ma soprattutto ci sono i tempi storti, le follie inaspettate, le fantasie epilettiche, i virtuosismi di batteria, le strutture inusuali, il divertissement di un vortice furibondo e ghignante, un maelstrom ironico ma competente, centrato, senza sbavature. La voce è chiara, acuta, e danza senza sforzo sopra un marasma libero, eclettico, senza confini, che va un po' dove cazzo vuole – o dove vogliono i Barely Awake, che sanno cosa fare e come farlo e non si flettono mai. Basta ascoltare di seguito la curiosa “60 Steps to the Depth” col suo rallentando irriverente, il morbido crescendo continuo di “Vacanze Romane”, che si gonfia fino a esplodere e ritorno, il singolone “Where Else is Me?” che suona molto americano, duro e melodico, e il post-rock evocativo di “L.2840,0”, che chiude il lato A del disco. Un frullato, un beverone multivitaminico, che potrà anche suonare derivativo qui e là ma che fa ciò che deve: intrattiene.

Poco coerenti ma adrenalinici, esaltati ed esaltanti, i Barely Awake confezionano un disco prodotto molto bene, dai suoni sicuri e azzeccati, per una corsa su un ottovolante pieno di curve, giri della morte, discese che lasciano senza fiato. La vista, da lassù, è confusa e bellissima. Forse non ti lasciano granché, a parte il fiato corto e le arterie pulsanti, ma chissenefrega.

 
 
 

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