Lettera aperta a Gianni Morandi
- Roberto Checchi
- Jul 14, 2015
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Caro Gianni,
Una volta io e mia cugina eravamo tue fedeli ascoltatrici, come dimenticarsi i pomeriggi passati a cantare le tue hit e ad ammirare il tuo sempre presente sorriso.
Gli anni poi sono passati, sono subentrate le spice girls, i problemi d’amore e sei stato sostituito da Alda Merini. Non ci sono più stati pomeriggi in cui saltavamo sul divano mettendo una delle tue cassette.
Non posso negarti che ad un certo punto ti ho rifiutato: mia madre, reduce dai suoi anni hippie di militanza politica ti ha sempre snobbato come solo certi individui elitari di sinistra sanno fare. Non eri Tenco, Non eri Mina, Non eri profondo come Guccini, intellettuale come Battiato, Non eri Vecchioni, non eri De Gregori, non eri Bob Dylan e nemmeno gli Inti Illimani, scrivevi canzoni che solo vagamento sfioravano i problemi politici e di classe, tu vivevi in un mondo fatto di zucchero, confetti e amori che finivano bene. Eri un cantante quasi di destra e soprattutto ti ascoltavano gli Italiani della domenica e mia madre, l’italiano della domenica, non ha mai potuto soffrirlo.
Quindi per forza di cose, cricostanze, ti ho dimenticato e sono andata avanti con le mie fasi musicali e non.
Poi, in questo fiume in piena che è l’opinionismo italiano, in cui tutti sambrano aver qualcosa da dire, qualcosa da pensare sei spuntato di nuovo, invecchiato, con più rughe e sempre con le tue grandi mani.
Sei spuntato sui social network, hai messo in discussione i politicanti italiani e insomma, in molte occasioni, hai dimostrato di aver molto più senso civico di gran parte di noi.
Ti ho osservato Gianni, studiato, ti ho visto sbucciare piselli, vestirti come un evidenziatore, accompagnare tua moglie a comprare scarpe e distribuire baci e abbracci ovunque. Come il Dalai Lama che rispose ai generali cinesi con “che possiate avere felicità e prosperità” tu hai affrontato chi ti offendeva e screditava con un sorriso, e a pensarci bene, l’hai sempre fatto: Hai sorriso ai critici che ti definivano commerciale, hai reagito bene quando ti hanno messo da parte e stai affrontando la tua decadenza come se fosse una nuova estate della tua anima, anche se forse, tu, hai sempre avuto una grande, eterna estate dentro di te.
Gianni, tu sei molto di più di quanto tu voglia far sembrare: sei un puro, un superuomo, hai provocato un’emorragia di consensi ovunque. Se prima ti vedevano come qualcosa di anacronistico e passato, adesso tutti si aggrappano a te per raggiungere il tuo senso di accoglienza, il tuo spirito, il tuo considerare esseri umani tutti, senza distinzioni. Sei cristallino come un bambino e soprattutto sei un solitario, in fin dei conti, perché nessuno ha il tuo modo di fare e per essere quello che sei non ti sei mai sforzato. Ti considero come l’ultimo eroe pop, reduce di un’era in cui il pop non era quello di adesso, ma qualcosa di molto più forte, adesso il pop è x factor e Jovanotti che dice che dobbiamo lavorare gratis. Un tempo c’erano Sophia Loren e Laura Antonelli, adesso solo uno stuolo di fashion blogger anoressiche.
Hai proteso le tue grandi mani verso tutti, in questi anni, molti ti hanno seguito e hanno capito che potevano alternare l’impegno politico e lo yuppismo degli anni ottanta con passeggiate nei prati, corse in bicicletta, crogiolandosi nel primo amore.
Ti ringrazio Gianni, perché grazie a te ho capito che spesso, invece di farci coinvolgere troppo dalle situazioni difficili, è meglio lasciarsi sfiorare dagli avvenimenti, perché tanto passano. Come passano le cose belle, passano anche quelle brutte, sembra impossibile crederci a volte, ma è così.
E ti ringrazio anche per questa frase: io vengo a prenderti e poi ti porto al mare, restiamo stesi al sole tutto il giorno li senza per forza aver qualcosa a cui pensare, cercare la bellezza ogni tanto aiuta vivere.
Ciao.
Maria Maria Luigia Donati
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