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Slowdive + Savages + New Candys - Fiera della Musica, Azzano Decimo (PN), 30/07/15

  • Roberto Checchi
  • Jul 31, 2015
  • 2 min read

Un enorme tuffo in slow motion nella musica, nelle distese di suoni dilatati ed onirici degli Slowdive ad Azzano Decimo (PN) in occasione della Fiera Della Musica. Lo shoegaze allo stato più puro, nella sua massima rappresentazione.

Ciò che ritengo importantissimo in un concerto, almeno alla pari della qualità tecnica degli artisti, è la capacità di generare nell’ascoltatore delle emozioni pure e la creazione involontaria di immagini vivide e collegamenti.

Il suono omogeneo e corposo, reso sfuggente dalla combinazione creata da vento ed effetti a pedale sembrava quasi impalpabile questa sera, dava proprio l’impressione di essere immersi in una marea di suoni. Nella mia mente è venuta inevitabilmente a crearsi l’immagine di un’isola deserta in mezzo all’oceano. Chiudendo gli occhi sembrava di galleggiare sopra di un materassino, in balia delle correnti, lontano da tutto, seguendo l’incostanza delle onde mentre si infrangono sullo specchio del mare ed ascoltando il suono rilassante che le contraddistingue. La calma che riescono ad infondere a chi le ascolta attraverso il loro mormorio è ancora un fenomeno per me ipnotico. Nonostante l’incostanza delle ondate, il messaggio è riuscito perfettamente ad infrangersi sulle nostre anime, del tutto inermi difronte a tale bellezza. La nostra per nulla invidiabile superficialità è stata abbandonata scavando fino a raggiungere ciò che più abbiamo di intimo e profondo, l’essenza, l’“io”/”es”, chiamiamola come vogliamo, la sostanza è quella. Intrecci di strumenti e di frequenze, insieme all’effetto feedback (ritorno), tutt’altro che indesiderato, ma al contrario voluto e cercato quasi ossessivamente.

Una serata con una line up importante e densa, ma soprattutto del tutto non convenzionale. Ad aprire le danze sono stati i New Candys, con una miscela di rock’n’roll e psichedelia, fino al passaggio del testimone al post punk delle londinesi Savages. Un wall of sound unisono, impreziosito da una serie di riverberi di cui si fatica a non innamorarsi, in quanto riescono a scalfire la superficie come poco altro, scavando fino ad arrivare direttamente al nocciolo, lentamente ma in profondità, fino a lasciare una cicatrice nei nostri ricordi.

 
 
 

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