Intervista ai Gouton Rouge
- Roberto Checchi
- Aug 25, 2015
- 4 min read

In occasione della loro partecipazione alla serata di questo mercoledì a Linoleum abbiamo pensato bene di fare qualche domanda ai Gouton Rouge. Ecco cosa ne è venuto fuori!
Leggo sul vostro profilo bandcamp che fate hitckcock punk. Che genere è? Dove affonda le sue radici? E poi, non volevate fare shoegaze?
Non esiste il genere "Hitchcock punk". Se vuoi è l'etichetta che ci siamo affibbiati qualche tempo fa perché incapaci di descrivere che genere facessimo a chi ce lo chiedeva. Era una risposta molto comoda perché breve e, a volte, tanto spiazzante da far indugiare nel fare altre domande. Sì, avremmo voluto fare shoegaze, ma si parla ormai di sette anni fa, in piena età liceale, quando ai piedi portavamo Converse nere logore.
Ascoltando il vostro ultimo disco “Giungla” ho ritrovato molte influenze anni 80 ad esempio i Cure, soprattutto in “Demoni di giorno”, piuttosto che qualcosina dei Joy Division, confermate? A chi vi ispirate musicalmente?
Sì, entrambe le band rientrano nei nostri ascolti, un tempo "quotidiani", anche se a volte ci si azzuffa in sala prove quando sbuca il nome dei Joy Division perché ad uno su quattro non risulta difficile ascoltarli per via del suono del rullante. ( Michele) "Demoni di giorno" è il brano più diverso dagli altri nel disco e forse, sì, probabile che i Cure siano emersi anche se l'idea originale di base era di farne una mini "suite" psichedelica. Altre ispirazioni, se vuoi più recenti rispetto ai nomi già fatti, potremmo dirti Thee Oh Sees, Parquet Courts, Fuzz, Metz, Mac Demarco.
Come è nato il progetto di scrivere Giungla? Avevate già pezzi pronti oppure vi siete messi a tavolino e avete iniziato a tirare fuori idee?
La prospettiva che abbiamo adottato due anni fa è quella di scrivere un album all'anno, più o meno, quindi abbiamo incominciato a pensare a Giungla poco prima che finissero le date legate all'uscita di Carne. Comunque di solito tutto funziona molto semplicemente: qualcuno arriva con un riff di chitarra o uno stralcio di linea melodica e gli altri gli dietro per un po'. Ci si ferma, si raccolgono le idee e si risuona per un po'. E così fino a quando non esce la forma definitiva.
C'è un filo conduttore tra le diverse tracce di del disco? Siete soddisfatti di come è uscito? Cosa cambiereste col senno di poi?
Onestamente non ho idea se ci sia un filo conduttore, ma se dovessi trovarne uno credo sia il tentativo di essere più essenziali, più diretti nel segno della semplicità. Siamo molto soddisfatti di come sia uscito, quindi con il senno di poi, cambieremmo comunque qualcosa. Ma credo sia fisiologico: ogni musicista, suonando il brano dal vivo, si accorge di cosa avrebbe potuto funzionare meglio e cosa funziona di meno.
E per quanto riguarda la registrazione del disco? Dove avete registrato?
Il tutto è stato registrato e mixato a Milano, presso il RealSound Studio, da Ettore "Ette" Gilardoni.
Tra le altre cose leggo che Giungla ha notevoli partecipazioni! Gruppi italiani con quali sognate di collaborare? E in generale, quali sono i vostri ascolti?
Sì, Giungla è pieno zeppo di amici che suonano. Ci piaceva l'idea che persone nei cui confronti nutriamo stima, non solo strettamente musicale, venisse a contaminare l'album. Se vuoi è stato anche, nel nostro piccolissimo, un tentativo di intessere una rete che spesso manca alla nostra realtà musicale. Musicisti di grosso calibro, italiani con cui collaborare? Molto probabilmente ci divertiremmo a fare un reading con Pierpaolo. Scherzi a parte, più che delle vere e proprie partecipazioni, ci piacerebbe condividere il palco con molti artisti: ci piacerebbe suonare con Gli Ebrei, oppure ritornare sul palco con i Foxhound, oppure ancora con i Flying Vaginas. La lista è lunga. Circa la musica italiana i gusti si frammentano in modo netto: ognuno ha i propri ed è difficile trovare un denominatore comune al di fuori dei Verdena. Per quanto invece riguarda la musica straniera ultimamente i nostri ascolti sono piuttosto "black": Kendrick Lamar, Frank Ocean e D'Angelo, giusto per fare qualche nome.
Presto sempre molta attenzione ai testi, come vi approcciate alla stesura di un testo? Da dove partite? Da una parola, un'idea musicale, una frase che vi gira in testa.
Il testo viene sempre dopo la musica e si adatta, o modifica, a seconda delle occasioni, alla linea melodica. La stesura è sempre ad opera di Francesco, il cantante, che prende spunto da piccole frasi mie (Dario), o molto più spesso da libri che legge o film che guarda, o guardiamo tutti.
Perché dovremmo venirvi a sentire al Linoleum di mercoledì? E qual è il palco sul quale sperate di arrivare a suonare?
Dovreste venire domani al Linoleum a sentirci perché se ci volete bene dovete venirci a fare forza perché la formazione è momentaneamente diversa (c'è Luca al posto di Eugenio al basso) e se invece ci volete male ci venite ad ascoltare giusto per avere un argomento di cui lamentarvi con il vostro coinquilino.
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