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Home Festival - Treviso (TV), 03/09/15

  • Roberto Checchi
  • Sep 5, 2015
  • 2 min read

Il nostro obiettivo principale della serata era vedere gli Interpol. Ci siamo diretti lì solo per loro, o quasi. Secondo Google Maps saremmo arrivati in meno di un’ora all’Home Festival, in perfetto orario per il loro live. Il fato (o meglio, la sfiga), invece, ha voluto che ci fosse una coda mostruosa, tanto da imbottigliarci e farci muovere (forse) a passo d’uomo.

Le uniche loro canzoni che siamo riusciti ad ascoltare, tesi come corde di violino per gli automobilisti indiavolati almeno quanto noi e per il fatto di trovarci impotenti di fronte a quella lunghissima coda, le abbiamo sentite aprendo il finestrino. Non so quanto questo si possa definire quindi un live report. Arrivati, ci siamo fiondati al primo palco in cui suonavano.

Era il turno dei Franz Ferdinand & Sparks, che a me, vuoi per il nervoso della colonna per arrivare al festival o per il fatto di essermi perso tutte le canzoni che volevo ascoltare, non hanno convinto per niente.

A quanto pare l’album non era riuscito a coinvolgermi quanto basta, e posso dire che visti i successi precedenti questo è normale, in quanto le aspettative erano troppo alte e forse da loro ci si sarebbe aspettati più un album sulle sonorità indie rock in continuità con i lavori svolti in precedenza piuttosto che su quelle glam. Un cambio di genere di questo tipo non è sempre facile da “accettare” per chi era innamorato dei vecchi Franz. L’aggiunta degli Sparks li ha portati a sonorità molto più pop e simil-Queen. Sono riusciti però a ravvivarci un po’ in finale di concerto, grazie alle vecchie canzoni, che tutti conosciamo a memoria. Sinceramente avrei invertito Interpol e FFS, ma non sono io l’organizzatore.

Nella speranza di risollevarci abbiamo optato per Lo Stato Sociale, che invece è risultato abbastanza scontato, sentito e risentito, dato che ormai li ho visti più e più volte live. L’anticonformismo (che poi sfocia nel conformismo allo stato più puro) forse non paga più.

Chi è riuscito a convincermi maggiormente è stato Godblesscomputers anche se sentito di sfuggita. Mi ha fatto pensare a James Blake, e non mi è dispiaciuto affatto come tipo di suono.

Il verdetto finale della serata è che il festival è ancora da raffinare, magari puntando a serate senza troppi miscugli di generi.

 
 
 

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