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Intervista ai Nàdar Solo

  • Roberto Checchi
  • Sep 24, 2015
  • 2 min read

Domani, 25 Settembre, riparte ufficialmente la stagione di Linoleum al Rock N Roll e gli osservati speciali saranno sicuramente i Nadar Solo. Abbiamo pensato di farci quattro chiacchiere in vista della serata ed ecco cosa ne è venuto fuori.

Innanzitutto grazie mille per averci dato la possibilità di intervistarvi prima del live al Linoleum. Vi abbiamo già recensito (con colpevole ritardo rispetto all’uscita dell’album) rimanendo molto sorpresi (positivamente) dal vostro ultimo lavoro.

Partiamo proprio da li:

Fame è un disco che abbiamo definito “pessimista” ma anche “rabbioso”. Da dove scaturiscono queste emozioni? E soprattutto sono state da noi interpretate correttamente?

Sicuramente è un disco rabbioso, ma non direi del tutto pessimista. Lo definirei piuttosto "amorevole". Ho pensato alla maggior parte dei testi di questo disco come a una specie di carezza verso chi sta male. Chi soffre ha bisogno di essere capito e con questi testi ho cercato di capire fino in fondo la radice di alcuni problemi. Di certo di "allegria" ce n'è poca.

A quasi un anno di distanza dal lancio, come è cambiato il modo di vivere il live? Fame è un disco dalle sonorità diverse dai vostri precedenti lavori, siamo curiosi di capire come si trasforma la band quando si tratta di far rivivere pezzi nuovi e meno nuovi

Dal vivo abbiamo sempre avuto un approccio punk, a prescindere dalle sonorità degli album. Fame è il disco che più rispecchia questa attitudine già all'origine... dal vivo suoniamo tutto più grezzo e violento. Nel corso del tour di Fame l'unico cambiamento è stata la sostituzione di Alessio con Andrea prima dell'estate. Ma l'approccio è rimasto identico.

Il Vento, featuring con Il teatro degli orrori, è stato il singolo di lancio di “Diversamente Come”, il vostro penultimo Album. In quale canzone dell’ultimo lavoro vedreste bene un nuovo featuring. Con quale band attuale?

Non ci abbiamo pensato e non sappiamo se inseriremo featuring in futuro. Abbiamo sempre aggiunto collaborazioni in corsa durante la lavorazione dei nostri dischi, in base ai rapporti umani con altri musicisti che si erano creati in quel periodo. Chissà, vedremo...

Dal 2006 ad oggi avete più volte cambiato stile, tant’è che è difficile “affibbiarvi” un genere specifico. Quali sono i cantanti e i gruppi che vi hanno influenzato di più?

Random... Motorpsycho, Queens of the Stone age... cantautorato vario...

Torino nell’immaginario musicale è sempre stata avvolta da un velo più “poetico” di una Roma o una Milano per esempio. Quanto le atmosfere cittadine hanno influenzato i vostri lavori?

Ce lo chiedono spesso ma non so rispondere. Non sempre si è pienamente consapevoli della propria identità culturale... noto che a Torino tendiamo ad essere più intimisti e meno politici rispetto a band e cantautori analoghi di altre provenienze. Forse perché siamo una popolazione riservata che vive con maggior autenticità la vita interiore rispetto a quella pubblica... ma non so se sia proprio così. Però potrebbe essere. Simone Bellucci

 
 
 

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