Disco Noir: in 10 artisti vi raccontiamo chi siamo
- Roberto Checchi
- Sep 25, 2015
- 3 min read

Eccoci di nuovo qua con la nostra consueta rubrica. Questa volta è il turno dei Disco Noir, che ci hanno indicato quali sono stati i dieci artisti che più hanno influenzato il loro percorso di crescita.

RADIOHEAD: partiamo subito con i top players. La band dell’Oxfordshire possiede una caratteristica unica nel panorama mondiale: ha sempre saputo rinnovarsi nel corso di più di un ventennio, mantenendo però costante quella ricerca di melodie particolari, talvolta dissonanti, che riescono a suscitare sentimenti straordinariamente contrastanti di amarezza e conforto, piacere e smarrimento, stupore e apatia. Praticamente nella musica dei Radiohead c’è tutto quello che bisogna sapere sulla razza umana.

ANGELO BADALAMENTI: si potrebbe dire che Lynch : Badalamenti = Lennon : McCartney. Sono quelle combo artistiche esoteriche irripetibili. Un uomo che è stato capace di sublimare in musica i desideri più intimi ed oscuri espressi dalle visioni di Lynch non può che essere il nostro compositore preferito. Siamo suoi fan sin da bambini. Di conseguenza, nella coda di “Madonna Narcotica” si sente Badalamenti affermare “this is the girl”.

SIGUR RÓS: il gruppo islandese ci affascina per il puro piacere nei confronti del suono in quanto tale. Come disse Roger Waters: il suono non è l’attimo in cui il plettro tocca la corda o il dito preme il tasto, bensì tutto quello che intercorre tra quel momento e l’inizio della nota successiva; in questo senso anche le pause assumono un loro valore come parte di una melodia alla pari del suono e i Sigur Rós sono coloro che più hanno assorbito questo concetto.

BLUVERTIGO: tra le band italiane quella che ha più influenzato il nostro suono, per quel loro giocare in maniera futurista sull’ibrido rock-elettronica, con quelle melodie sintetiche che tanto amiamo; basta ascoltare una volta AWARE per rendersene conto. Poi c’è il sublime esistenzialismo di Morgan e il suo vocabolario pop-colto di battiatiana memoria. Ci piacciono molto anche i due album solisti di Morgan; peccato solo che questo genio eccezionale sia artisticamente morto 8 anni fa. Il paradosso è che ora è lui ad essere fuori dal tempo.

PULP: come i film di Tarantino, molte band della golden age del britpop hanno condizionato la nostra sensibilità durante la gioventù (Suede, The Stone Roses e Blur meritano sicuramente una citazione); ma tra queste nessuna è stata importante per la nascita dei Disco Noir quanto la band capitanata da Jarvis Cocker, ovvero Dio. Le melodie impeccabili, la commistione tra ironia e malinconia latente che permea i testi, l’estetica hitchcockiana aggiornata ai 90’s di chi ha appreso alla grande la lezione glam di David Bowie. In due parole: different class.

BAUSTELLE: se i Baustelle fossero nati a Sheffield e fossero esplosi nei primi anni ’90, probabilmente sarebbero stati i Pulp. I Baustelle, invece, sono nati a Montepulciano e sono riusciti in un’impresa, se vogliamo, ancor più grande: passare da fenomeno underground al grande pubblico e segnare gli anni ’00 italiani, nel pieno della decadenza culturale del belpaese. L’adolescenza e il romanticismo pop del Sussidiario, l’elettronica retrò e le cinematografiche parti strumentali de La Moda Del Lento, il postmodernismo e la visione della morte. I loro album sono un punto di riferimento eterno.

BEACH HOUSE: riverberi, riff di chitarra sognanti, arpeggi; forse, tra tutti i dischi contemporanei, Bloom è stato quello che più ci ha suggestionato sulla scrittura delle parti di chitarra e la ricerca di suoni annegati nel riverbero. Questo è vero in parte per AWARE, ma sarà ancora più vero per il prossimo LP al quale stiamo lavorando. Esiste qualcosa nella musica più importante del riverbero? No.

VERDENA: non so se vi ricordate il primo album di Luca Carboni, si intitolava …intanto Dustin Hoffman non sbaglia un film. Ecco, si potrebbe dire lo stesso dei dischi dei Verdena, che dal 2001 hanno prodotto un capolavoro dopo l’altro seguendo un solo leitmotiv: evolversi sempre, senza perdere la propria identità. E fottersene totalmente di ogni ottusa logica commerciale. L’unico vero miracolo (discografico) italiano degli ultimi 20 anni. Tra l’altro il modus operandi di Alberto Ferrari nella stesura delle liriche che pone la fonetica davanti al significato del testo, è il medesimo che utilizza Teo.

ARCADE FIRE: un ensemble che non poteva essere assente. Chiunque abbia cantato assieme a Win Butler il coro di “Wake Up” non può che aspirare a ricreare qualcosa di lontanamente simile in uno dei suoi brani, un ritornello che genera un persistente crescendo di emozioni ad ogni ripetizione e che potrebbe essere cantato all’infinito senza pericolo di cadere nella noia. Nella loro discografia figurano quattro dischi e almeno due sono i nostri dischi della vita. Insomma, la più grande indie rock band del pianeta.

FRANCO BATTIATO: un pioniere, un talento eccelso, un filosofo pop, un maestro. Invero Battiato è semplicemente l’Uno al di sopra del bene e del male.
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