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Gonzaga - Tutto è guerra

  • Roberto Checchi
  • Oct 1, 2015
  • 2 min read

Una creatura strana e multiforme, questo trio dei Gonzaga. Il loro esordio Tutto è guerra mi mette una certa agitazione positiva addosso, insieme ad un velo di malinconia nostalgica.

Sarà che ci sono delle chitarre taglienti qua e là che mi alzano e mi portano via, costruite con una sorta di liquida motilità che non riempie ma svuota, graffia, schiaffeggia, tra distorsioni vibranti e arpeggi ipnotici. Poi una voce che sta in bilico tra un rock nichilista e un cantautorato cinico, che nei ritornelli prende il volo in melodie da anthem corale su quattro quarti dritti e comodi comodi (Minotauro, Identità) ma poi sta ad accarezzarti morbida in strofe di organi, chitarre, piano (Tutto è guerra), o ti prende di sorpresa sugli arpeggiatori in crescendo (Abracadabra) o nei saliscendi di batterie nevrotiche che si aprono e chiudono (Odio tutte le parole).

Sono una sorta di chimera mitologica, i Gonzaga. Un concentrato di stili che si incrociano, e dire che sia una novità o una scoperta è forse ancora troppo, però incuriosiscono, tengono alta l'attenzione, mi fanno avere voglia di scavare in questi testi strani, obliqui, schietti e asciutti e forse proprio per questo ancora con un respiro imperativo, parole che rubano spazi e piantano bandiere senza colore, con qualche scivolone retorico, certo, ma che si salvano grazie all'afflato ansiogeno che sa di necessario, di veramente sentito (“Non ho capito mai / quanto fosse distante / il cielo infinito / se fossi io stesso una parte di lui”, da Minotauro; “È così che ti senti normale adesso / che in terra pesti quel Cristo senza età / come una bomba nucleare il sangue che hai addosso / possa portarti all'aldilà”, da Via Maldonado; “Chissà se ci conviene continuare a fingere / che non sia stato lo Stato e / Cosa Nostra / Chissà se fanno bene le scorie radioattive / è ciò che ha detto l'esperto a Porta a Porta”, da Abracadabra). Alto e basso si confondono, caldo e freddo si alternano, ed è un roteare che ammalia e aggancia senza troppa difficoltà.

Tutto è guerra è un disco vario, che ospita e mostra anime diverse in ogni angolo di brano. Una commistione gustosa di rock elegante ma ferino e una sorta di pensosità brutale che lo trascina dalle parti di un cantautorato a grana grossa. Un disco saporito, da riascoltare più volte, cercando di setacciare gli attimi dorati che pure ci sono, e che possono far pendere l'ago della bilancia verso l'esperimento riuscito e la memoria a lungo termine. Da tentare, per verificare quanto la profondità che si indovina sia vera e quanto, invece, sia solamente una questione di prospettiva.

 
 
 

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