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Non Giovanni - Ho deciso di restare in Italia

  • Roberto Checchi
  • Oct 31, 2015
  • 2 min read

Cantautore tarantino in bilico tra giocoleria melodica ed electro-pop sbarazzino, Non Giovanni (Giovanni Santese) lascia il suo tocco ironico e sottilmente malinconico negli otto brani di questo Ho deciso di restare in Italia. Il suo cantare disimpegnato nasconde qui e là piccoli sberleffi sarcastici alla realtà che lo (ci) circonda, inseriti fra la simpatia a denti stretti di Io sarò famoso e gli appoggi più composti e raccolti di piano e synth della title track. Il disco scorre leggero, a volte divertente, quasi mai scomodo, ma raramente riesce a colpirmi. Unica, breve eccezione è Invece il resto, che nella sua parzialità manifesta riesce comunque a strapparmi un indizio di sorriso.

Eccezione che però non scardina la regola, ma che forse, piuttosto, la sottolinea: Santese giocherella scherzando più che descrivere o costruire, girovaga bighellonando più che viaggiare o sognare, e di quest'ironia a tutti costi avrei fatto volentieri a meno. Questo non vuol dire che io parteggi sempre e incondizionatamente per figure di sedicenti intellettuali autoproclamatisi tali o che mi aspetti sempre e incondizionatamente qualcosa di mortifero e serioso da chi imbraccia una chitarra e si avvicina al microfono cantando le proprie canzoni: ma mi piacerebbe, questo sì, che ci fosse una lettura del reale, un pensiero sulle cose, sull'Uomo, sulla vita, qualcosa che mi apra la testa o mi sciolga qualche nodo delle scarpe, come più vi pare, anche ridendo, scherzando, ironizzando; ma che ci sia qualcosa, in mezzo, qualcosa le cui parole non scivolino addosso inermi, con tutta questa impalpabilità, con tutta questa attualità che invecchia presto, con tutto questo sciorinare nomi per far rete – la rete dei pescatori, s'intende, dove noi che ascoltiamo siamo i pesci e Non Giovanni un marinaio, nel migliore dei casi, furbo; nel peggiore, con poche cose da dire.

Mi si dirà che magari è un disco pop, che non vuole raccontare null'altro che pensieri sparsi e leggeri, una visione personale, esperienze di vita. Io dico che anche letto come disco pop non soddisfa: musicalmente si snoda comodo e orecchiabile, ma non certo in modo originale (anzi). Non è poi così divertente. Ne cercavo quindi la ragione ultima nelle idee, nel pensiero, ma in quel reparto, purtroppo, ho trovato poco, con buona pace dei giurati delle Targhe Tenco che l'hanno inserito tra i finalisti dell'edizione 2015 per la sezione “Opera Prima”.

Insomma, sarà che sono incontentabile, sarà che ho una visione della canzone d'autore diversa, una visione che forse sarà tacciata di vetustà e canizie: può essere. Ho deciso di restare in Italia rimane comunque, per me, un disco di pop decente e divertente a tratti, ma non molto di più.

 
 
 

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