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Egida - Medusa [EP]

  • Roberto Checchi
  • Nov 1, 2015
  • 2 min read

In fin dei conti la poesia è musica, bastano un paio di strumenti usati nel modo giusto a farle fare quel passo verso la sua aspirazione ultima, per trasformare ciò che potrebbe essere meramente categorizzabile come suono in qualcosa di più complesso che vive di senso proprio, la parola.

Il passaggio dall’epica classica all’epopea moderna è dietro l’angolo, ecco allora che con un concept album di tre brani intitolato Medusa gli Egida raccontano di “Fronte”, un uomo senza volto che intraprende un viaggio interiore nella parte più profonda del suo es guidato dalla paura. Il cammino intrapreso in un Raptus si svolge sotto gli occhi vigili di Medusa (che in greco antico significa “protettrice”, “guardiana”), immobili ad osservare con la consapevolezza di non poter ricevere uno sguardo di ritorno. Il racconto di quest’epica non può essere fatto guardando l’insieme, andrebbe piuttosto scomposto ed analizzato passo-passo, brano per brano, e per seguire un percorso più lineare bisognerebbe anche invertire l’ordine proposto dei pezzi.

Le schitarrate in crunch regnano sovrane in sovrastruttura alternandosi all’arpeggio di chitarra acustica ed all’arpeggio, a volte sovrapponendosi con le ritmiche di chitarra acustica in un suono duale che gioca a farci pensare di essere Fronte, sperduti nella sua mente, proprio nel Geyser, la voragine che si propone come trait d’union tra la realtà e l’io.

Geyser è la confusione di chi ha scambiato il legno della sua maschera per il suo viso. Camminare nelle profondità altrui è allo stesso tempo profondo ed estraniante, qualcosa che rende forse più consci della propria anima, ed in questa passeggiata io son rimasto impietrito, attonito difronte agli occhi di Medusa, senza saper cosa scrivere. Finché le parole non sono scoppiate come un geyser.

 
 
 

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