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I Ministri - Cultura Generale

  • Roberto Checchi
  • Nov 4, 2015
  • 3 min read

Oggi mi va di raccontarvi una storia: c'ero una volta io, a 16 anni, che accendo la tv in un triste mercoledì pomeriggio e, facendo zapping, mi fermo davanti al video di Tempi Bui dei Ministri. E capisco che quel momento segnerà permanentemente la mia percezione musicale. Fine della storia.

Quella che andrà a seguire sarà una recensione difficile e sofferta. Ho aspettato più di un mese, ho ascoltato, riascoltato, ho raccolto idee e pareri. Se avessi scritto questa mia un mese fa, sarebbe stato un foglio vuoto, o al massimo uno scarabocchio, una macchia di inchiostro.

Cultura Generale, quinto disco dei Ministri, uscito dopo due anni di attesa e due singoli che, come sempre quando si crea tanto hype, hanno spaccato il pubblico.

Con Balla quello che c'è in tanti si sono chiesti: chi sono? gli Strokes? ragazzi, facile col loro produttore, eh? Poi è uscito Estate Povera, dal video eccezionale, e gli animi si sono risollevati, almeno in parte. Arriva quindi il disco, anticipato da Idioti: dai che siamo, dai che ci siamo, un pezzo potente, socialmente impegnato quasi, un pezzo che spacca insomma.

E invece, passato lo scoglio delle prime tre tracce, mi ritrovo davanti ad un deserto. Cosa è successo?

Dopo un Per un Passato Migliore ci si aspettava decisamente altro. Cultura generale è un disco fiacco, senza pezzi che spiccano particolarmente, senza frasi o refrain che ti si stampano in testa come un marchio a fuoco. Diciamolo, poche tracce si salvano in toto. E, per quanto non sia 'professionale' ammetterlo, dire questa cosa mi pesa infinitamente.

Andiamo con ordine: in Le Porte e Io Sono Fatto di Neve troviamo assoli che farebbero invidia ai Pooh o al jingle che precedono gli spot di Radio Italia.

Macchine Sportive vuole essere una critica all'eccessiva opulenza e a quelli che 'ti vogliono come loro' ma, nonostante si ritrovino i riff che hanno da sempre caratterizzato il sound dei Ministri, il brano lascia il tempo che trova: testo fiacco, voce spinta senza motivo. Lo stesso vale per Viver da Signori.

So di poter sembrare retrograda, so che un gruppo dopo quasi 10 anni ha bisogno di cambiare, dai 20 ai 30 anni di vita di cose ne succedono eccome, ma esiste cambiamento e cambiamento: tanto di cappello per la scelta del produttore, per lo studio di registrazione a Berlino, per la presa diretta e per la testardaggine che ci vuole a portare a termine un disco registrato in questo modo, ma Cultura Generale oltre al non reggere il confronto con Per un Passato Migliore, non regge il confronto nemmeno coi primi EP.

A parte parlo di Lei Non Deve Stare Male Mai. Mea culpa averci riposto troppe speranze dopo aver sentito dire da chi l'ha plasmata, durante un in-store tour, che era la sua canzone d'Amore, quella definitiva che si scrive quando si pensa di averci finalmente capito qualcosa.

Quello che doveva essere il disco maturo dei Ministri, il disco da trent'enni che non hanno più bisogno di urlare per dire quello che pensano, il disco di coloro che vogliono iniziare finalmente a crescere a partire proprio dalle loro radici, purtroppo risulta più uno spogliarsi dalle giacche napoleoniche ed entrare in un completo gessato di media qualità, pronti per l'ufficio.

Vi racconto un'altra storia: C'ero io, a Milano, di notte, che skippavo la maggior parte delle tracce di questo disco. Eleonora Lischetti

 
 
 

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