Verdena - Endkadenz Vol. 2
- Roberto Checchi
- Nov 22, 2015
- 2 min read

Il secondo volume di Endkadenz giunge a sette mesi dal precedente, in autunno.
Non ci sarebbe stato momento migliore dell’autunno, alla fine, per far uscire un disco così complesso.
Se Endkadenz vol 1 lasciava spiazzati, Endkadenz vol 2 lascia con un grande vuoto dentro. Un vuoto proveniente da situazioni dimenticate, occasioni perdute, treni passati e persi.
I Verdena con questo secondo volume hanno fatto un ulteriore passo avanti, una cattiveria sottile e tagliente emerge piano piano, durante la successione dei brani, c’è un’asprezza lontana ma persistente che si ferma solo a tratti.
Il fuzz è quasi sempre in modalità ON, creando un’angoscia che non fa che aumentare canzone dopo canzone.
Cannibale, il brano di apertura, ne è un esempio lampante. Questa canzone è grigia e gelida come un parco in inverno, elettrica e ruvida. “Consolami e non farmi male” canta Alberto con una voce piena di effetti, rotta e priva di qualsiasi tipo di speranza.
Colle immane produce lo stesso tipo di sensazione, picchia duro, trasmette una sofferenza sorda, un grido di aiuto soffocato.
Sonorità più morbide arrivano verso metà album: Nera visione, da questo punto di vista, è perfetta: dolce, malinconica, fa venir voglia di lasciarsi andare. Un inno perfetto, una celebrazione dell’abbandono: “prova a restare, prestagli il cuore”, parole eteree, quasi invisibili, che svaniscono improvvisamente lasciando una strana sensazione addosso, uno miscuglio tra pace e voglia di tirare un pugno nel muro.
Perché è questo che sono i Verdena, sono un qualcosa di estremamente vulnerabile. Ti accarezzano per poi colpirti a tradimento.
L’album si chiude con “Waltz del Bounty, decisamente meno lugubre di Funeralus, brano conclusivo di Endkadenz vol.1. Un bell’arrivederci, un arrivederci dato nel loro stile, lo stile di chi è molto gentile mentre ti uccide.
Scrivere dei Verdena è sempre molto difficile, almeno per me. Il mio rapporto con questa band si è protratto nel corso degli anni, li ho amati alla follia e con la stessa follia li ho odiati quando una storia molto importante è finita. Per mesi, terrorizzata dal ritorno dei ricordi, non li ho ascoltati. Alla fine mi sono accorta che tutta la loro storia ruota intorno ai ricordi, veri o finti che siano, e che la perdita, spesso e volentieri, è il perno di molte delle loro opere.
Questa loro opera, oltre ad essere monumentale, è anche disorientante, non ci sono collegamenti apparenti, analizzare i singoli brani è quasi impossibile perché non emerge un tema centrale. Personalmente penso che l’abbiano fatto di proposito, la musica non ha bisogno di un tema, né di un programma. La musica è qualcosa di inafferrabile, vola via e sopravvive nei nostri ricordi. La musica lascia ogni volta sensazioni diverse perché procede in modo parallelo con lo stato emotivo di ognuno di noi.
Se Endkadenz vol.1 era qualcosa di prettamente scioccante e inaspettato, Endkadenz vol.2 è l’ultimo respiro di una creatura mitica che ha fatto tutto quello che poteva fare e dimostrare tutto quello che poteva dimostrare.
Questo album è la fine di un’epoca.
Adesso ne inizia un’altra. Maria Luigia Donati
Comments