Earthset: in 7 vi raccontiamo chi siamo
- Roberto Checchi
- Nov 28, 2015
- 3 min read

Torna la nostra rubrica e a questo giro lasciamo la parola agli Earthset, giovane band bolognese che ha pubblicato da poco il suo primo album In state of alterated unconsciousness
Prima di dirvi quali gruppi hanno segnato il nostro sviluppo musicale ed il nostro percorso artistico, dobbiamo fare una piccola premessa. Siamo quattro ragazzi dai gusti musicali particolarmente vari e differenziati tra loro, per cui buttar giù dei nomi che rappresentino la nostra musica è piuttosto difficile. Abbiamo dunque deciso di indicare tre artisti che accomunano tutti e quattro, per poi rispondere individualmente.
Il problema degli Earthset è che non sono un semplice mischione di influenze diverse, ma hanno questa insana e (diciamocelo) francamente antipatica pretesa di proporne una rielaborazione originale. Per cui gli Earthset suonano come gli Earthset, scrivono come gli Earthset e pensano come gli Earthset… Poi nel mezzo potreste trovare qualcosa dei seguenti artisti:

Jeff Buckley - Voce incantevole, unita ad una scrittura musicale assolutamente originale e non convenzionale per scale ed armonizzazione tra gli strumenti. Jeff Buckley è stato, soprattutto nelle parti strumentali e nelle linee vocali, un riferimento nella nostra scrittura in particolare nei suoi brani più “cattivi”, come I Woke up in a Strange Place, Vancouver ed Eternal Life.

Radiohead - La band inglese non ha bisogno di presentazioni.
Capaci di rinnovarsi sempre, i Radiohead sono tra i pionieri della musica contemporanea. Nella nostra produzione non vi sono riferimenti espliciti alla band di Oxford, tuttavia in alcuni momenti è possibile cogliere delle note e dei passaggi che rimandano al quintetto capitanato da Thom Yorke, soprattutto per quel che riguarda la sonorità delle chitarre.

Pink Floyd - Una leggenda. Cos’altro si potrebbe dire dei Pink Floyd?
Nel disco sono presenti anche un paio di citazioni, oltre ad essere abbastanza esplicita l’impronta psichedelica dei Pink Floyd più sperimentali.

Ezio (voce e chitarra) – Smashing Pumpkins
Ho adorato gli Smashing Pumpkins sin dalle prime note di Bullet With Butterfly Wings, ascoltata per caso quando avevo 16 anni, tanto che in breve ho divorato la loro discografia. Sebbene i miei ascolti siano molto vari e siano estremamente mutati da allora, i Pumpkins dei primi album (fino a Mellon Collie) sono sicuramente uno dei riferimenti principali della mia crescita musicale tanto nella scrittura che nel mio modo di suonare, e credo se ne trovino tracce anche negli Earthset, se non altro nella scelta e costruzione di alcuni suoni ( vedi A.S.T.R.A.Y.) .

Emanuele (batteria) – QOTSA Da quando faccio parte di questa band ho cercato di differenziarmi dai miei ascolti anche se passivamente ne assorbivo le influenze, cercando di creare il mio stile batteristico e il mio sound particolare.
Certo ci sono dei gruppi cui batteristicamente mi ispiro...posso citare i Queens of the Stone Age dei primi lavori registrati con Dave Grohl; I Nine Inch Nails con l'album Broken che è tra i miei preferiti in assoluto e infine una band che ascoltavo proprio durante le registrazioni dell'album: i Wolfmother. Dovendo sceglierne uno, in questo lavoro credo siano preponderanti le influenze alla Queens of the Stone Age.

Luigi (basso) – Neil Young
Eveybody knows this is nowhere di Neil Young (con Crazy Horse), Strange days dei Doors e Room on Fire degli Strokes credo siano i tre dischi che mi hanno più influenzato, musicalmente in generale ma anche per le linee di basso. Billy Talbot dei Crazy Horse e Manzarek (che dal vivo suonava le parti di basso con la tastiera) erano due musicisti fantastici, Nikolai Fraiture degli Strokes riusciva sempre a trovare la linea adatta al caso. Inoltre attingo spesso dalla musica pop, doo-wop, R&B, soul e disco anni '60. In definitiva, dovendo scegliere un nome direi Neil Young.

Costantino (chitarra) – Porcupine Tree
La band inglese del frontman Steven Wilson è stata una fonte di ispirazione totale, sia per il particolare stile dei testi, sia per i suoni, le sperimentazioni e la struttura stessa delle canzoni. Album come In Absentia e Deadwing hanno avuto un forte impatto sul mio modo di scrivere e soprattutto mi hanno spinto a cercare di raccontare con i suoni ciò che viene difficile spiegare a parole.
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