La canzone col testo più brutto degli ultimi due anni
- Roberto Checchi
- Dec 15, 2015
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Lunedì sera, fumiamo narghilè con melassa alla rosa, la mia coinquilina gioca a far bolle di sapone piene di fumo. Atmosfera fertile alla conversazione polemica, la situazione ideale alla discussione meditata. Matteo si stacca dal bocchino d’ebano e germoglia una domanda “Fra ma il peggior testo italiano che hai sentito in una canzone?” Ribolle l’acqua di fumi arabi e ci rifletto il tempo di due boccate dolci. Difficile. Ma non troppo. Non gli ho risposto subito. C’ho pensato per tutta la notte: il rap italiano è pieno di defecate, la neomelodica napoletana mi piace perché genuina. No, le parole peggiori le ho sentite passare in radio. Sono quelle sillabe che vogliono dire tutto e niente, che disegnano paradossi convincenti, populismo via etere. Il testo peggiore è apparentemente complesso, ma non troppo, è democratico con pretese oligarchiche, deve essere inattaccabile, non suscita emozioni che non siano tenerezze diffuse, inutili tremori al cuore che non scioccano né lasciano pensare. Le parole peggiori illudono l’emozione, sono simulatori, offrono false speranze. Ce l’avevo. Trovato. Non mi piace la suspense, quindi vi spiattello il risultato della mia personalissima e notturna ricerca senza ulteriori giri di parole. Il peggior testo musicato italiano degli ultimi due anni è quello di L’amore non esiste:si, proprio quello, il testo di quella canzoncina dolce di Fabi Silvestri e Gazzè che passano tutt’ora in radio. L’Amore non esiste è un brano lineare, politicamente corretto, tutto giocato su un paradosso che sembra partorito da un’agenzia di marketing: il mondo va a puttane, l’amore non esiste, ma noi due siamo diversi. La canzone si apre con una lunga intellettualoide damnatio amoris in cui Silvestri fa la voce cattiva: una lunga esaltazione nichilista che stuzzica i palati dei più disillusi. Arriva quindi Gazzè con una frase da far godere anche i più disperati: L’amore è un assetto societario in conflitto di interesse. Fin qui niente di grave: ci sta tutto. Ok il nichilismo, ok le frasi intellettualoidi, ok questa pornografia dell’amore al contrario. Ma adesso viene il bello, adesso arriva la strategia di marketing. Fabi si accorge che, minchia, il pubblico vuole una speranza, vogliamo sentirci speciali, almeno noi. Noi chi? Ma noi, noi due che ascoltiamo la song, noi sempre a caccia di motivi per sentirci unici, rari. E allora tiè, parte il ritornello, che essenzialmente esprime il seguente concetto: “Dai calmi l’amore non esiste come concetto ma esistiamo io e te che siamo diversi dalla statistica, che siamo speciali, che andremo avanti nonostante il mondo andrà male”. A me mette i brividi. Sarà che sono uno che ancora crede nell’amore universale, sarà che sono allergico alla gente che pensa di scampare alle statistiche. Il brano continua verso la fine con un coretto di voci bianche in falsetto (sono sempre i soliti Gazzè Fabi e Silvestri) il cui unico scopo è quello di far cantare la gente ai concerti. Il successo ottenuto dal brano era ovvio: giocare a far sentire la gente speciale è un trucco vecchio secoli. Benvenuti nella cerchia di chi ha capito tutte le arzigogolate dimostrazioni di inesistenza dell’amore, benvenuti tra chi poi però le scarta tutte, benvenuti tra noi che sfidiamo il tempo, che con tenerezza ci stringiamo in un mondo cattivo e freddo e sterile e fatto di statistica e calcoli. Raga io nell’amore ci credo, mi piace la statistica, sento il tempo che passa. Non pensavo d’esser speciale: dopo aver ascoltato questo testo penoso devo dire però, d’essermi convinto, almeno un po’, del contrario.
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