C+C= Maxigross - Fluttarn
- Roberto Checchi
- Jan 12, 2016
- 1 min read

Si chiude con Fluttarn la “trilogia lessina” dei C+C=Maxigross, dopo l'ep Singar (2011) e il primo full lenght Ruvain (2013), tutti registrati nei loro Vaggimal Studios in provincia di Verona. Fluttarn sposta le coordinate del collettivo verso gli anni '60, con arrangiamenti stratificati e un gusto psichedelico old school da manuale, così preciso che sembra, alle volte, di stare ascoltando un gruppo 100% britannico (Every Time I Listen To The Stones, o la bellissima Est, o, ancora, An Afternoon With Paul, per esempio).
Questa può essere la loro (grande) forza ma anche il loro (piccolo) limite: giocare da fuoriclasse col pop psichedelico, con questo folk lisergico suonato bene e cantato benissimo (e rivaleggiare in questo anche fuori dai nostri confini, come dimostrano le numerose collaborazioni con artisti internazionali), può far sembrare che la loro identità si esaurisca un po' lì, nel rifacimento – e nella reinvenzione, beninteso – di stilemi che sono nati e cresciuti altrove.
D'altra parte, tutta la musica è riciclo e reinterpretazione, e se anche Fluttarn lo è, è certo una delle più belle e compiute operazioni di comprensione e rivisitazione del pop barocco e trippy di matrice sixties che mi sia capitato di sentire. Un disco in cui navigare e in cui perdersi, totalmente accessibile e nel contempo magico, onirico, estatico (il finale di Rather Than Saint Valentine's Day crea un'atmosfera che pare calibrata al millimetro per accogliere e far levitare). Un disco divertente, soprattutto: e non oso immaginare quanto possa esserlo ancora di più nella sua versione dal vivo. Lorenzo Cetrangolo
Comments