Fast Animals and Slow Kids - New Age Club, Roncade (TV), 16/01/16
- Roberto Checchi
- Jan 20, 2016
- 2 min read

Mi immaginavo come sarebbe stato scrivere una recensione di un concerto dei Fast animals and slow kids. Non l’ho mai fatto. Troppo strano per me che presto così poca attenzione ai tecnicismi, che quando sto lì sotto al palco penso così poco a quello che verrà, alla scaletta, a quali pezzi Aimone sceglierà come bandiera del loro “ultimo tour”, come scherzosamente osano chiamarlo loro. Ultimo senza dubbio perché è quello che sta lasciando più graffi emotivi sia sui ragazzi sia sul pubblico.
Ok, torniamo ai tecnicismi, o forse no. Siamo al New Age club di Roncade, poco fuori Treviso, a cavallo tra la nebbia e la strada che porta al mare, proprio quel mare in cui hai sempre voluto annegare, quel mare che stasera non sarà nient’altro che sudore. Il locale è senza dubbio uno dei miei preferiti, non solo per essere pietra miliare nella mia terra, ma soprattutto per il legame che ad ogni live si crea tra il pubblico. Sembra che si trasformi in ogni momento in una piccola cattedrale. Ouverture. I ragazzi sono visivamente emozionati, io di più. Mi stringo nell’angusto teatro dei miei pensieri e li accartoccio per buttarli in un angolo almeno per qualche ora. Stasera Aimone parla poco, si limita a sorridere. Treno. Calci in faccia. Coperta. Siamo tutti qui per vedere le nostre anime bruciare e scomparire. Vedo qualcuno volare sopra di me. Persevero nella danza delirante che ho intrapreso.
C’è Nicola Manzan, in arte Bologna Violenta, alla chitarra e al violino. Sento la sua rabbia dentro di me, sento la rabbia di tutti i miei compagni attorno convogliarsi negli occhi di Aimone. E a lui piace, non aspettava altro. Sono paralizzata in questa situazione catatonica e vorrei non finisse mai. Il vincente. L’amplesso. Madre non salvarmi dalle molte piaghe. Grand final ma non è la fine. Trattenere il respiro per dieci minuti per non far uscire la rabbia. Il sangue ghiacciato, non c’è più tempo, non ce ne serve più. A cosa ci serve. L’unico momento in cui sento di essere degna di essere nata. Aimone è quasi commosso, vivere per qualcosa, raggiungere il proprio obiettivo, è proprio questa la felicità di cui tanto si parlava? O è solamente effimera euforia?
E’ l’ennesimo concerto dei Fast animals and slow kids per me eppure quella piccola parte sensibile dentro di me ne esce sempre turbata e disturbata, quasi disintegrata dalla potenza di qualcuno o qualcosa a cui non riesco a dare un nome. Un parassita che ciclicamente torna per divorarmi le interiora e mi lascia in quel misto di odio e beatitudine che, nonostante tutto, è forse una delle emozioni più forti che riesca a provare. Che sia passione, rabbia o solamente musica.
Grazie Fregis, alla prossima.
Articolo di Lucia Bertazzo Foto di Daniele Cappelletto (Sherwood foto)
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