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Intervista ai C+C=Maxigross

  • Roberto Checchi
  • Feb 2, 2016
  • 6 min read

Abbiamo recensito il loro disco qualche settimana fa e ne abbiamo parlato molto bene. Per questo ci sembrava giusto fare quattro chiacchiere con Tobia dei C+C=Maxigross per cercare di entrare un po' nel loro mondo.

Ciao. La prima domanda è quella (più) noiosa, ma ci serve per dare due pennellate allo sfondo. Chi sono i C+C=Maxigross? Cosa fanno, cosa vogliono fare? E (curiosità spicciola) cosa ci può raccontare di voi il nome della band? I C+C=Maxigross sono un collettivo di musicisti formalmente attivo dal 2008 (ma nel pratico uscito allo scoperto nel 2011 con la pubblicazione del primo ep Singar). Prima eravamo solo un gruppo di amici che strimpellava assieme, poi dal momento in cui ci siamo dati un nome abbiamo cercato di lavorare come un gruppo musicale vero e proprio. E stiamo ancora cercando di capire come! Vogliamo semplicemente fare la musica più bella possibile nel limite delle nostre capacità, che costantemente cerchiamo di superare. Il nome è molto simile a quello di una catena di cash and carry delle nostre zone, ed è stato scelto con molta cazzonaggine, senza tanta poesia e significati vari nascosti. Fluttarn è il vostro ultimo disco, che chiude una "trilogia lessina" iniziata con Ruvain e passata per Singar. Ci raccontate cosa unisce questi lavori e cosa invece li differenzia? Li unisce senz'altro il luogo dove li abbiamo registrati e tutte l'esperienze passate assieme in questi anni, sia on the road che proprio a Vaggimal, ovvero il paesino dove avevamo lo studio. Li differenzia la consapevolezza maggiore che abbiamo raggiunto in questi anni. Siamo passati dall'essere dei ragazzini giocosi appena ventenni a degli irresponsabili pazzi sognatori quasi trentenni. Vi va di dirci qualcosa sui testi dei brani di Fluttarn? Se, per esempio, hanno un filo conduttore, se c'è qualcosa che vi va di sottolineare o evidenziare in quello che ci avete messo, oppure se in generale ci sono storie, argomenti, emozioni a cui siete più legati e a cui tornate più spesso quando scrivete. Di base scriviamo praticamente tutti e parliamo sia delle esperienze che passiamo in comune sia delle esperienze personali. Io ti posso parlare dei brani che ho scritto io nello specifico. Ma in generale ti posso dire che nonostante la nostra musica comunichi molta gioia spesso i nostri brani nascono da momenti di sconforto. La musica è la maniera più forte che abbiamo per esorcizzarli e andare avanti. Il nostro obbiettivo, che coincide con il creare la musica più bella possibile, è quello di stare bene e in pace con noi stessi, in gruppo e individualmente. Credo che, per un disco del genere, sia interessante scoprire come si lavora alla composizione, all'arrangiamento, alla registrazione. Quanto sono legati (o slegati) tra loro questi momenti nella vostra esperienza? Questo disco è stato fatto unendo innumerevoli maniere di lavorare. Composizione individuale come improvvisazione pura, registrazione traccia per traccia a metronomo come jam session notturne fino a demo realizzati con virtual instrument che sono finiti nel disco mischiati tutti assieme, tra editing fortissimi e pezzi acustici senza overdub. Sono tutte maniere che abbiamo sperimentato in questi anni e che abbiamo convogliato in questo disco assieme a tutte le emozioni, esperienze e persone incontrate fino ad ora. Quanta programmazione c'è nel vostro modo di scrivere? Direzioni nette, salti nel buio o una miscela di progetto e ispirazione? Quanto conta l'improvvisazione? E quanto il divertimento? Anche qui la risposta è quasi tutta nella risposta di prima. L'improvvisazione è fondamentale, ma per ora su disco è stata presente molto meno di quanto lo sta diventando live. Il divertimento invece è sempre stato presente da quando abbiamo cominciato. Anzi, è stato il punto di partenza. Volevamo solo divertirci e la musica era il modo che avevamo trovato assieme per farlo. Ora le cose si fanno più serie. C'è mai qualcosa che vi blocca, in fase di composizione? E quali sono invece i momenti più "lisci" o divertenti (che non necessariamente sono la stessa cosa)? Abbiamo provato su di noi che ci blocca avere troppi input e idee senza avere un obbiettivo preciso. Con questo ultimo disco all'inizio non ci siamo dati limiti nella lunghezza delle registrazioni, quanto e che materiale produrre e che cosa raggiungere. E' stato molto bello all'inizio perchè avevamo bisogno di uno sfogo dopo 2 anni di tour del vecchio disco, mille cambiamenti ed esperienze varie. Ma appunto è stato un salto nel buio e a un certo punto ci siamo resi conto che non avevamo ben a fuoco cosa avevamo prodotto fino a quel momento e cosa volevamo e potevamo raggiungere. Per fortuna è arrivato Miles Cooper Seaton degli Akron/Family che ci ha aiutato a guardare da fuori a che punto eravamo arrivati. Siete una band che a volte pare un po' d'altri tempi. Vi torna questa cosa? Non vi viene il dubbio, a volte, di legarvi troppo al passato, agli anni '60, per esempio? O è una scelta consapevole? Cosa portate nel futuro, secondo voi? Cosa aggiungete? Se sembriamo una band d'altri tempi perchè senza tempo allora va bene. Se sembriamo una band revival invece non va bene. E' vero che abbiamo spesso fatto riferimento a periodi e artisti ben precisi di certe epoche anni '60 e '70, e forse abbiamo un po' esagerato. Ma è stato molto naturale, è quello che ci viene naturale, semplicemente perchè sono la musica e il mondo che ci hanno influenzato per la maggiore, almeno fino ad ora. Già da un po' di tempo abbiamo cominciato un nuovo processo di creazione e una nuova fase che non vogliamo assolutamente che sia direzionato a epoche ben precise. Sono percorsi, e il nostro è passato anche da lì. Più bello lavorare al disco o suonare dal vivo? Entrambi meravigliosi e indissolubilmente legati tra loro, proprio perchè cerchiamo di approcciarci a queste due fasi in maniera diversissima. Si ispirano e si influenzano a vicenda. Come immaginate il vostro ascoltatore ideale? Con delle cuffie (serie, non auricolari dell'Ipod) addosso, preme play, chiude gli occhi ed entra in un mondo tutto suo per il tempo che vuole. I vostri lavori vengono associati molto spesso al concetto di "psichedelia". Cos'è, per voi, la psichedelia? La libertà di non avere limiti e confini. Artistici ma in generale nella vita. L'esperienza psichedelica porta alla musica psichedelica, o il contrario? Per "esperienza psichedelica" intendo, grossolanamente, un'esperienza "caratterizzata dalla percezione improvvisa di aspetti della propria mente precedentemente sconosciuti" (da Wikipedia), quindi senza per forza cadere nel cliché delle droghe... Per noi l'esperienza psichedelica è come la spiritualità. Ognuno ha la sua maniera di raggiungere la propria interiorità e di entrare in comunicazione con l'esterno, con le altre persone e con la natura che lo circonda. Se ha bisogno di droghe per farlo non lo giudico. Io uso altri mezzi, in primis la musica. ...ma, già che ci siamo, parliamo anche di sostanze (non se ne parla mai abbastanza...). Ne fate uso? Incide sulla vostra musica? Perché, al di là dei cliché di cui dicevamo, spesso l'uso ricreativo e l'uso "artistico" (passatemi il termine) non vanno a braccetto, per mille motivi. Voi che ne pensate? Sono d'accordo che non se ne parla mai abbastanza. Raramente in maniera interessante e utile. Io ti posso dire che come scritto prima ognuno ha la sua maniera e non ha senso fare confronti o tantomeno giudicare. Conosco artisti che creano musica solo attraverso l'utilizzo di droghe. Li posso capire ma non è la maniera che utilizziamo noi. Fino ad ora abbiamo cercato di raggiungere un equilibrio tra di noi (oltre che interiormente) sia musicale che spirituale che per noi vale tantissimo ed è un cammino lunghissimo di cui siamo solo all'inizio probabilmente. Ma non so dirti se sia meglio o peggio di prendere dei funghi tutti assieme perchè non l'abbiamo mai fatto! Leggevo nel comunicato che accompagna Fluttarn che gli studi dove avete registrato i vostri lavori (i Vaggimal Studios) cambieranno sede. Mi è sembrato di capire che il luogo fisico di scrittura e produzione dei vostri dischi fosse una parte importante di ciò che fate. Cosa cambierà nel futuro dei C+C=Maxigross? Avete già qualche idea per i prossimi passi, una direzione? O è ancora troppo presto? Stiamo cambiando per fortuna. Abbiamo sentito fortemente che era arrivato il momento di chiudere quel ciclo, e abbiamo colto certi avvenimenti esterni come il segnale per prendere nuove direzioni. Prima di finire consigliateci, se volete, qualche perla rara, qualche disco (di ieri o di oggi, di qui o d'altrove, ma che vi piaccia) che nelle pieghe porti magari una chiave per decifrarvi meglio. Bonus per i dischi semisconosciuti. Te ne dico uno per tutti. Trout Mask Replica di Captain Beefheart & his Magic Band. é famosissimo, è vero. Ma è così ricco di stimoli e sfumature che è impossibile da conoscere veramente. Si può solo affrontare, e ogni volta, per ognuno in maniera diversa, è un'esperienza unica e irripetibile. Lorenzo Cetrangolo

 
 
 

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