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Anadarko - Tropicalipto

  • Roberto Checchi
  • Mar 28, 2016
  • 1 min read

Trio triestino che miscela noise, math-rock e punte di jazz scaleno e inquieto, Anadarko esordisce con Tropicalipto, primo full length di sei tracce per meno di mezz'ora. Totalmente strumentale, l'album è fortemente ritmico, con batterie rotolanti e ipnotiche che sono lo scheletro per fumosi rumori di fondo fatti di synth, loop, sample, squarciati dall'elettricità di chitarre sporche e storte, in un'attitudine da bassa fedeltà che mette in primo piano l'approccio viscerale e lascia indietro la rotondità dei suoni.

Tropicalipto dà l'idea di un gruppo degli anni settanta amante delle jam e di una certa psichedelia all'acqua di rose che si innamora dell'idea di loop e ripetitività, di rumori e atmosfere inquietanti (magistrale in questo la traccia finale Sp 66, con – tra le altre cose – la tromba seducente e serpentina di Gabriele Cancelli). Ecco quindi le batterie trascinanti ma ferme, le chitarre che si incastrano su riff ciclici come mantra, le ambientazioni sonore avvolgenti e disturbanti. Un disco interessante nei presupposti ma che non fa molto per farsi ricordare nella sua totalità. Lorenzo Cetrangolo

 
 
 

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