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I Nastri: in 10 artisti vi raccontiamo chi siamo

  • Roberto Checchi
  • Apr 1, 2016
  • 5 min read

Nuova capitolo della nostra rubrica. A questo giro gli ospiti vengono dalla vicina Milano e sono I Nastri, trio che sarebbe riduttivo definire Indie Pop e che proprio in questo articolo ci andrà a svelare le influenze che stanno dietro ai loro lavori. Lasciamo la parola alla band e vi invitiamo ad ascoltare il loro ultimo disco, Cos'hai in mente, appena pubblicato per Costello's Records.

The Beatles - su di loro è stato scritto tutto, è stato detto tutto, è stato suonato tutto, è stato pensato tutto, è stato sentito tutto e noi non possiamo aggiungere altro che questo: “grazie”.

Una canzone: Strawberry Fields Forever, perché c'è il Mellotron e quindi un po' ci sono i Nastri. Un disco: Magical Mystery Tour. Perchè gli altri sono inflazionati e perché voglio vedere te a scrivere un disco così subito dopo aver scritto Sgt. Pepper.

Elvis Presley - non è un artista, è un modello, è come un genitore: devi conoscerlo, farti guidare durante i primi passi sinceri, amarlo, voler diventare come lui ed infine distruggerlo. Elvis per me è passato dall'essere il Re del Rock n' Roll ad essere un crooner sudato che fa le cover di “quelli veri” e per questo gli voglio bene, gli ho voluto meglio ma gli vorrò sempre bene.

Mi piace il pensare che nel mio essere sempre in ritardo ho avuto le stesse influenze musicali degli artisti che amo ed Elvis è qui che si colloca, il primo calcio che rompe la porta. La prima volta che ho ascoltato Blues Suede Shoes ho pensato “è questo”.

Una canzone: Heartbreak Hotel e, come dice Keith Richards, il silenzio su cui è suonata.

Un disco: uno dei più grandi errori discografici della storia Hound Dog/Don't be Cruel

Bob Dylan - Quando poi diventi abbastanza giovane da ascoltare Dylan pensi che artisti come lui, come Cash, ad Elvis non avrebbero nemmeno stretto la mano probabilmente. Dylan arriva quando capisci che è bello solo quello che è vero ed è bello in quanto tale. Dylan insegna ad usare le parole, ora sai che puoi dire quello che vuoi e puoi farlo in quante strofe vuoi, 'na robetta insomma. E poi ti insegna che se provi a farlo tu è noioso, giusto così.

Lui ha scritto una canzone in cui scimmiotta Lennon che scimmiotta Dylan, in quella canzone crea lo spazio per domandarsi che senso abbia la foto di lei in carrozzina che osserva in corridoio appoggiata ad una bottiglia di Rhum Jamaicano, il tutto mentre aspetta che gli venga restituita la maglietta: tutto questo sarebbe difficile da dipingere, da comporre non voglio nemmeno immaginarlo.

Una canzone: Subterranean Homesick Blues, anche solo perché Lennon ha ammesso che non sarebbe mai riuscito a scrivere un testo del genere; lo sapevamo tutti ma ci sono pochi altri esempi di umiltà Lennoniana.

Un disco: Highway 61 revisited, tutto.

David Bowie - Non è tempo di parlare di Bowie, siamo ancora tutti ipersensibilizzati dalla sua scomparsa che riassume un po' il concetto di artista della vita che è stato. I Beatles ti hanno detto che tutto va bene e Bowie che vai bene tu in particolare, anche se non vai bene proprio per un cazzo. Bowie è riuscito a mettere del buon gusto nel sound di artisti come Queen e Lou Reed che in fatto di sound col buon gusto c'entrano poco.

A volte penso che se gli Stones avessero scritto Rebel, Rebel sarebbe stato solo un pezzo mediocre e noioso intitolato Baby, Baby.

Da ascoltare: Life on Mars, la My Way dell'alternative.

Un disco: Blackstar, cerchiamo di tenere a mente quanto suoni quel disco scritto nel 2016 da un 69enne.

Radiohead - Come lo chef di un ristorante fusion miscela ingredienti difficilmente abbinabili con

fine gusto, i radiohead fondono allo stesso modo ingredienti musicali che nessuno saprebbe accostare allo stesso modo. Spesso mi piace pensare di presentarmi ad un appuntamento e scoprire che l'altra persona percepisce la musica dei Radiohead come solo rumore; a quel punto rispondo: “Ah, se non ti piacciono i Radiohead allora questo incontro può finire qui. Ciao.” e poi mi alzo e me ne vado. Una canzone: Pyramid song, piano, falsetto di Tom Yorke e testo onirico: la ballad che vorrei. Un disco: Kid A, delicatessen elettroniche.

Verdena - rappresentano un filo diretto con le loro scelte artistiche, senza filtri e tecnicismi. La loro musica è onesta e artigianale. Tra le loro influenze citano i Beatles; credo li amino davvero.

Una canzone: Sorriso in spiaggia Part I e Part II, suite psichedelica senza tempo. Un disco: Wow, sperimentale e coraggioso.

Dream Theater - Una lunga storia d’amore per un ragazzo nato come strumentista e affascinato da 5 mostri sacri che hanno influenzato generazioni di musicisti e riscritto (o riaggiornato) le regole della musica progressive moderna (e dei singoli approcci agli strumenti, sia dal punto dell’esecuzione che del set-up). Molto meno freddi di quello che si pensi, molto più musicisti di quello che le gente crede, mi hanno insegnato ad amare un genere incredibilmente vario senza perdere l’attenzione per la melodia e la tecnica. Rimangono sempre nel cuore anche con la lucidità della “non più giovinezza”.

Un disco: Scenes From a Memory, concept album capolavoro.

Steven Wilson - Amo praticamente (quasi) tutto di quello che fa, a partire dai Porcupine Tree fino agli innumerevoli progetti solisti e collaborazioni. Nuovo punto di riferimento del progressive moderno, musicista moderno e camaleontico (songwriter, produttore, leader, arrangiatore, sound engineer) e grande esempio di artista che ha fatto della credibilità, del rispetto e della qualità un marchio di fabbrica.

Un disco: The Raven that refused to sing. Piangere di gioia.

Una canzone: Arriving somewhere but not here (Porcupine Tree) - per scoprire l’inquietudine dell’uomo moderno

Alt-J - Non è mai chiaro come dall’Inghilterra, paese a cui per tradizione musicale non siamo sicuramente dietro, escano cose che “in Italia manco pe niente”. E meno male. Non sono mostri sacri della musica, ma una delle più interessanti realtà degli ultimi anni, uno delle poche proposte che ti conquistano subito poi non ne puoi più fare a meno. Contaminazione fatta come si deve, musica del nostro tempo.

Un disco: An Awesome Wave. Quando si dice “il disco d’esordio che vorrei”.

Una canzone: Breezeblocks. Quando si dice “il singolo del disco d’esordio che vorrei”.

Bluvertigo - E’ dal primo disco che li citano tra le nostre influenze, e abbiamo quasi iniziato a crederci. La verità è che (al di là di qualche pezzo) non li abbiamo scoperti finché non ce l’hanno fatto notare ma di fatto qualche antenato in comune probabilmente c’è. Scherzi a parte parliamo di una band che puoi apprezzare su diversi livelli di lettura, e questo perché c’è qualità, sperimentazione e non per forza facilità. E’ musica colta che si mischia a puro effetto scenico, talmente originale da scardinare sia l’ambiente indie che il mondo delle major. Poi hanno le canzoni, il che è quello che conta.

Un disco: Zero - ovvero “spapocchiamo i tuoi artisti indie preferiti dal 99”

Una canzone: Cieli Neri. Bella, bella, bella.

 
 
 

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