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Qualunque: in 10 artisti vi racconto chi sono

  • Roberto Checchi
  • Apr 28, 2016
  • 3 min read

Nuovo capitolo della nostra rubrica. Questa volta il protagonista è Qualunque, giovane cantautore milanese che ha da poco pubblicato il suo primo disco, Mafalda, il meteo e tutto il resto, per Panico Dischi. Facciamoci raccontare gli ascolti che hanno formato la sua identità musicale.

Nirvana: ero adolescente, ero incazzato, il mondo non mi capiva e volevo solo gridare al mondo la mia ribellione. Ai tempi pensavo che non sarei mai voluto diventare come "loro". Chitarroni suonati "a caso", voce che gridacchia "a caso" e giù con le distorsioni. Amore totale.

Bon Iver: dopo l'adolescenza si cresce, si capiscono i meccanismi della società e ci si deprime perchè oppressi da responsabilità che non si vorrebbero avere. Ormai i Nirvana vanno stretti, il mio animo sensibile cercava qualcosa che potesse farmi compagnia mentre mi crogiolavo nel mio rifugio sotto alla coperta. Ancora oggi, se piove e non è giornata, coperta, Bon Iver e ciao.

Nobuo Uematsu: qui scendiamo proprio alle fondamenta della mia vita, una decina di anni, il mondo attorno non era mai bello quanto quello dei videogiochi, Final Fantasy, ogni giorno la storia andava avanti, mi emozionava e, al tempo inconsciamente, mi regalava delle colonne sonore che tutt'oggi, forse perchè radicate nella mia infanzia, nessuno batte. Il migliore compositore di sempre. A mani basse.

Alcest: la fase metallara stava per terminare, una mia ex ragazza mi passa una cuffietta, parte Alcest. "Post rock", chitarroni incazzatissimi, tutto incazzatissimo, una voce angelica che blaterava graziose frasi in francese delle quali non capivo un cazzo ma andava comunque bene così perchè non era quello il punto. La quiete all'inferno. Rimasi folgorato da tale bellezza.

My Chemical Romance: ai tempi ero nella fase metallara, quindi non potevo dire in giro che i MCR me li sparavo in cameretta tutti i pomeriggi. The Black Parade, riascoltato oggi, resta sicuramente uno dei migliori dischi che abbia mai ascoltato. Emo, produzione perfetta e tamarra al punto giusto.

Pornoriviste: ebbene si, ad un certo punto della mia vita, qui in provincia di Milano, c'era almeno un ragazzo in ogni classe con la maglietta delle Pornoriviste. Il punk rock la faceva da padrone nei club locali ed era praticamente impossibile non avvicinarsene. Le Pornoriviste sono state l'unico gruppo però a colpirmi davvero, a non essere cloni di altri mille, han trovato un loro modo di fare, composizioni sempre originali, il Dani con i suoi cazzo di pezzi assurdi. Fighissimi.

Fast Animals And Slow Kids: i FASK sono stati la rivoluzione. Sono stati quelli che han detto "ragazzi, si può spaccare tutto anche qui in Italia". I loro concerti sono un'esperienza unica. Ti catturano nella loro travolgente voglia di sfogare il brutto della vita in cori e schitarrate. Mi ricordo perfettamente ogni loro concerto. Lasciano il segno.

Dargen D'Amico: il rap cantautorale, il "cantautorap". Andando un po' a fondo nella sua discografia scoprirete delle perle assurde, penso che Musica senza musicisti sia il disco che più ha segnato il mio modo di concepire la scrittura. Ascoltarlo è come entrare nel caos, brancolare nel buio totale. Poi dopo qualche ascolto inizi ad abituarti al buio, le cose diventano più chiare, capisci dove stai andando e ti innamori.

The Ramones: ho sempre amato la provocazione, ho sempre amato quell'attitudine da "oh lo faccio anche io, però lo faccio male perchè non bisogna per forza farlo bene come voi fighetti". La provocazione, alla fine, sotto sotto, nasconde sempre la voglia di cambiare le cose perchè alla fine a questo mondo, chi provoca, ci tiene più degli altri. Punkettoni patatoni.

Bullet For My Valentine: dalle mie parti a 13 anni girava un sacco questo tipo di musica, ed io, curiosone come sempre, mi ci avvicinai timidamente. In primis avevo timore che i miei compagni di scuola mi etichettassero come un pazzo, poi, quando ho accettato che i miei compagni di scuola in effetti non mi consideravano affatto mi sono lasciato andare alle grida liberatorie del metalcore.

 
 
 

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