Jun - Junphonia
- Roberto Checchi
- May 22, 2016
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Questa volta, a differenza dell’album precedente, il viaggio di Jun non è da Berlino ad Amburgo, ma è un viaggio interstellare lungo la Via Lattea. È una passeggiata galattica in cui ogni passo riecheggia fino ad arrivare a noi, lontani anni luce, sotto forma di distese di synth con chitarre che assumono anche connotazioni tendenti al jazz/funk.
L’effettistica, usata su larga scala, è ancora una volta il faro guida di questo cammino celestiale e stellato che è Junphonia, e ci accompagna lungo tutto la nostra infinita strada. Il concept racconta dell’impero Ultrabyte, al comando del pianeta Mente. Un pianeta che sembra stia per implodere nelle sue rovine, in piena “Era del Network”. La voce, sempre più sfuggente, tende ad eclissarsi fino a rimanere in secondo piano, dentro crateri di pianeti lontani, raggiungendo la tanto agognata impalpabilità. Questo permette che il focus si posi quasi esclusivamente sulla strumentale e sugli ambienti in cui veniamo catapultati, posandoci con il più morbido degli atterraggi sulla sabbia colorata di questo stravagante pianeta. Nelle parti vocali, quasi visibili ad occhio nudo in quanto si avvicinano fino a sfiorare l’orbita terrestre sembra riecheggiare l’ombra di Neffa, e la deriva nello spazio in balia a correnti spaziali rallenta per qualche attimo.
Ventuno brani per un viaggio eterogeneo e variegato, in cui l’ascoltatore è guidato passo-passo alla scoperta del personale universo di Jun, un mondo in cui lasciarsi trasportare.
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