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Alfio Antico - Antico

  • Roberto Checchi
  • May 31, 2016
  • 2 min read

Da un paio di settimane volevo parlarvi di Alfio Antico e del suo ultimo lavoro quasi omonimo, Antico.

Mi sono convinta quando sono stata a vedere un suo live, nella eterogenea cornice del Festival Mi-Ami, dove uno come lui proprio non te lo aspetteresti; e forse è stata la migliore occasione possibile.

Fino a che non ho visto Antico pubblicizzato nelle varie webzine musicali che girano in rete, non ne avevo (e probabilmente non ne avrei) mai sentito parlare:

cosa avrebbe da dire alla generazione della doppia C - si parla di Calcutta e Contessa, ovviamente - un suonatore di tamburi che, per giunta, canta in strettissimo dialetto siciliano?

Ma partiamo dall'inizio: nato nel '56, pastore fino a 18 anni nella calda Sicilia, impara come tutti i ragazzini a cantare e suonare i tamburi tradizionali (tammorra) dalla sua famiglia. Scoperto per caso, come nelle migliori favole, da Eugenio Bennato: inizia così la sua carriera da percussionista che lo porterà a suonare con Capossela, Dalla, De Andrè, Consoli.

Antico è un album altamente intriso di musica popolare, la ritroviamo nelle ritmiche dei tamburi, nelle chitarre che le seguono e nelle parole, scandite ritmicamente più che cantate, da una voce che sembra arrivare direttamente da una spelonca affacciata sul bel mare siculo.

Ma etichettare questo disco semplicemente come musica popolare sarebbe riduttivo oltre che errato. Ogni traccia è frutto di un lavoro di costruzione dei suoni, che trova come feconda base le ritmiche popolari della tammorra, sulle quali vengono eretti fantasiosi ma minimali arpeggi di synth e chitarra elettrica (grazie anche a Colapesce e Mario Conte) che vanno a comporre un quadro musicale inedito. Ascoltate i primi 10 secondi di Storii di pisci e ditemi se non sembrano i Moderat. Volessimo proprio cercare un paragone italiano, potremmo senza troppe remore tirare in ballo l'ultra citato IOSONOUNCANE.

Nonostante la distrazione dei suoni elettrici, il fulcro del disco rimane la voce di Alfio che sentiamo a volte scandire, a volte borbottare e altre gridare i suoi testi lungo le tracce del disco, che parlano di pesce, di infanzia, di vita semplice e quotidiana. In Venditori Ambulanti singolo che ha anticipato l'uscita del disco, si ripetono come mantra le formule dei bottegai che invitano all'acquisto, tra carrubbi, patate e cicoria. Ma in tracce come Diceva me matri o La rosa si toccano punte di poesia che solo i vecchi, o gli antichi, sanno regalare.

Hack finale: giusto per fare uscire la nerd che è in me e per convincervi ulteriormente che Antico non è un disco di così difficile fruizione, comparate le intro di Copperfield di Colapesce e quella di Lu Vermi. Le radici difficilmente mentono. Eleonora Lischetti

 
 
 

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