Bebawinigi - Bebawinigi
- Roberto Checchi
- Jun 22, 2016
- 3 min read

“Mi interessa la ribellione, non mi interessa essere pop”. Con queste poche significative parole, rilasciate in un'intervista in cui le venivano poste domande sulla sua vita artistica, Virginia Quaranta, in arte Bebawinigi, dà una esaustiva definizione di sé.
Tarantina di nascita, poi trapiantata a Roma, Virginia Quaranta è attrice, compositrice, polistrumentista, cantante - se non si fosse capito ancora-, dall'inequivocabile attitudine punk. Ha cominciato proprio come cantante e musicista in formazioni di questo genere, per poi esplorare e mettere alla prova le sue qualità di artista irrequieta anche in altri ambiti. Dopo una carriera che le ha consentito di vincere prestigiosi riconoscimenti - tra nastri d'argento e palmarès -, come attrice e compositrice di colonne sonore, uno degli ultimi approdi è l'Lp che prende il nome del suo pseudonimo.
Pubblicato per StratoDischiNotLebel, Bebawinigi è un'opera folle ed eclettica che non lascia alcun dubbio sulle qualità da performer anarchica di Virginia Quaranta. Un crogiuolo di generi sviscerati con maestria - per lo più punk, industrial, blues psichedelico, folk e juzz – che insieme a giochi vocali da strega ammaliatrice, concepiti per spaventarci e purificarci allo stesso tempo, ci trascina con sé facendoci sprofondare in un abisso angusto è rumoroso dal quale ne usciamo come scaraventati giù da una giostra alla fine del giro. Del suo strumento vocale, Bebawinigi ci fa assaporare i diversi timbri, registri e stili, mentre una lingua completamentene inventata, secondo il linguaggio scenico del grammelot, rende l'intera opera ancor più suggestiva. Spesso le sperimentazioni messe in atto da Bebawinigi sono state accostate al meglio del canaturtorato oscuro internazionale, ma qui siamo a un livello di libertà espressiva e di originalità, tali da non lasciar spazio a troppi paragoni.
Did you get, traccia che apre il disco, è una sinistra ballata blues che non ha nulla da invidiare alle esternazioni allucinate di Lydia Lunch o della più spesso citata, in questo frangente, Diamanda Galas. Cugino Itt è una filastrocca folk recitata da una bambina irrequieta che si intrattiene con un'orchestra di strumenti che ci immaginiamo personificati. La meravigliosa Fabula ripropone ancora lo schema dell'idioma inventato al limite tra italiano e inglese, mentre una linea di violoncello fa da accompagnamento a una voce che fuoriesce epica. Dogs e Sharks è un altro blues rumoroso e cupo con tanto di simulazione vocale di tromba jazz, ma che proprio per vocalità e forse anche per atmosfera, ricorda non poco To Bring You My Love di una Pj Harvey che trascinava sul microfono i suoi strazi rauchi. Con Maramori siamo in equilibrio mentre cerchiamo di non cadere nel calderone bollente nel quale un coro di streghe divertite cerca di farci precipitare e una sinfonia di archi ci strattona. In conclusione Telomelo è una ballata folk che tra schiocchi di dita, battiti di mani e fischiettii inquietanti, ci accompagna all'uscita non prima di una malinconica e, ancora una volta bambinesca, bonus nascosta.
Forse non vogliamo che l'incubo finisca così, forse vorremmo fare un altro giro sulla giostra. In fondo Virginia Quaranta ci mette di fronte al suo obiettivo di sempre: “quando ero bambina, e iniziavo a comporre, volevo creare qualcosa di mostruoso, inteso nel senso letterario di “monstrum”, qualcosa che “diverte” dal normale e che provoca un senso di estrema paura ma anche di estremo piacere”. Il merito di Bebawinigi e dei tanti musicisti che hanno partecipato a rendere quest'opera così coinvolgente, è proprio quello di aver creato con tanta coerenza un universo sì oscuro, ma come spesso accade per l'oscurità, anche misteriosamente intrigante. Danila Simeone
Comments