top of page
Search

MS/Elvina Pinto - The Well

  • Roberto Checchi
  • Jul 4, 2016
  • 2 min read

Capita raramente di imbattersi in dischi come The Well, album di esordio del duo Matteo Santarelli e Elvina Pinto. Lui umbro, lei originaria del Qatar, si incontrano in Bosnia dove nasce il loro originalissimo sodalizio artistico che ha dato vita a un indecifrabile piccolo capolavoro. Pur volendo provare a individuare connessioni con generi e influenze, si resta sempre piuttosto sorpresi, ascolto dopo ascolto, di fronte alla realtà di un'opera unica.

Realizzato a Berlino, dove il duo attualmente vive, e rilasciato da Black Vagina Records, etichetta con base a Foligno che, con orgoglio, si presenta come “nobile e ben educata”, The Well è un prezioso scrigno, un salto indietro nel tempo, un soffio di malinconia.

Matteo Santarelli e Elvina Pinto, rispettivamente chitarre lapsteel e autoharp, con la collaborazione di Dan Kinzelman (flauto e clarinetto), Joe Rehmer (basso) e Federico Gilli (fisarmonica), hanno confezionato un disco folk con arrangiamenti ridotti all'osso, e personalissimi omaggi alla tradizione western americana e alla popolare balcanica, nonché al meglio della tradizione cantautorale italiana. In particolare, quella contaminata dai ritmi brasiliani che ha fatto capo soprattutto alla cosiddetta scuola genovese. Come non si possono non evocare Luigi Tenco o Sergio Endrigo, quando si ascolta una perla come Non ho più voglia. E non solo per i richiami a una vocalità profonda e malinconica, ma soprattutto per il ricorso a una scrittura in versi che è pura poesia di stampo esistenzialista. Così penetrante da lasciare senza fiato: “ossa vuote le mie parole, non c'è senso se non quello di lasciarmi le mani in tasca”, sempre da Non ho più voglia.

Ma procedendo con ordine, il disco si apre con Six Years Ago, l'inizio di tutto, il racconto in due di una storia che porta con sé il ricordo di pene e ombre. La malinconica e fiabesca Ochi Chyornye (dark eyes), cantata in russo da Elvina Pinto, è un dono consegnatoci affinché venga custodito per sempre. La sua voce, matura e intensa, ci affabula anche più avanti in The Bluebird, ballad con un arrangiamento per chitarra talmente semplice da risultare disarmante. Segue la succitata Non ho più voglia, sulla quale non c'è bisogno di aggiungere altro, se non che si tratta del secondo dei tre duetti perfetti dell'album. Il terzo è infatti The Well, traccia che dà il titolo al disco, profonda quanto basta, e perfetta colonna sonora per un western d'autore. Infine Trasloco, elegante bossa cantata da Matteo Santarelli, nonché metafora di un'esistenza che nulla vuole e nulla chiede in cambio, sempre in bilico tra lo slancio verso il cambiamento e la noia.

Se volessimo provare a descrivere in due parole The Well, una sarebbe rapimento, l'altra affidamento, cieco e incondizionato della nostra anima nelle mani di MS/Elvina Pinto, sperando di ricevere in cambio anche un altro solo dei loro preziosi gioielli d'autore. Danila Simeone

 
 
 

Comments


Follow Us
Post Collegati
Post Recenti

© 2014 by Indiependent Reviews. 

 

bottom of page