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We're All To Blame: in 10 artisti vi raccontiamo chi siamo

  • Roberto Checchi
  • Jul 10, 2016
  • 3 min read

Torna la nostra rubrica e gli ospiti a questo giro sono i ferraresi We're All To Blame, da poco usciti con il loro nuovo EP, Matt 15:14 (qui la nostra recensione). Ecco cosa ci hanno raccontato riguardo le loro principali influenze artistiche.

Chelsea Wolfe - Di lei apprezziamo soprattutto l’impiego della voce in relazione con gli arrangiamenti musicali. Lo stile lento e cupo che fa scambio di ruolo continuamente con uno più dinamico, la fusione misurata di strumenti acustici ed elettronici che creano sensazioni di tensione e sconcerto.

Un album: Abyss.

Health - La loro combinazione di suoni ‘aggressivi’ e ‘soft’ e le atmosfere intense e surreali sono elementi che ci hanno fortemente affascinati e incuriositi.

Una canzone: In New Coke la linea vocale e, in particolar modo, la tematica affrontata apparentemente sono in constrasto con la parte musicale, ma la profondità del testo si manifesta attraverso la violenza dei synth distorti.

Un album: Death Magic.

Enter Shikari - Il loro sound ricco di differenti generi musicali che spaziano dal metalcore all’elettronica con influenze pop ha ispirato parte del nostro approccio alla musica. Un aspetto fondamentale che ha suscistato in noi profondo interesse è la forte critica verso la società, sotto vari punti di vista, sempre presente nei loro testi.

Canzoni: Radiate, Myopia.

Sigur Ros - Ci hanno profondamente segnati le atsmofere struggenti, a tratti malinconiche, e ipnotiche.

Una canzone: Svefn-g-englar.

Un album: Kveikur.

Radiohead - La cosa che ci piace di più dei Radiohead è il fatto che dopo tanti dischi hanno sempre qualcosa di nuovo da dire. Il loro modo di sperimentare con i suoni è sempre stato fonte d’ispirazione.

Una canzone: Fitter Happier per noi è uno dei brani più emblematici poichè mette in mostra il carattere distopico della condizione di vita dell’uomo moderno.

Sneaker Pimps - un progetto ormai inattivo da parecchi anni, ma che ci ha ispirati davvero tanto. Vicini ai Portishead per alcune caratteristiche, possiedono comunque un sound originale e magnetico. Siamo rimasti inoltre colpiti dell’utilizzo peculiare della voce calda e melodiosa di Chris Corner.

Un album: Splinter.

John Murphy - grandissimo compositore di colonne sonore, per film come 28 giorni dopo o Sunshine, di cui apprezziamo l’uso dell’orchestra e di strumenti elettroacustici, la varietà di stili musicali, la capacità di creare un immaginario in cui la mente può viaggiare e perdersi.

Album: Anonymous Rejected Filmscore.

Nordic Giants - un gruppo post rock che però limita l’uso delle chitarre e dà soprattutto spazio alle tastiere. Hanno collaborato con vari cantanti proponendo un sound molto ambient e allo stesso tempo energico. Interessante è l’impiego delle voci robotiche o pezzi di monologhi presi da film. Una canzone: Mechanical Minds, in cui è stato inserito il monologo di Charlie Chaplin del film Il Grande Dittatore.

Un album: Build Seas, Dismantle Suns.

Ben Frost - Un artista che ci ha influenzato tantissimo dal punto di vista della continua ricerca del suono, sperimentando la sintesi in modi non convenzionali, con l’applicazione di suoni campionati, presi ad esempio dalla natura, e strumenti classici. Un canzone: In Hìbakùsja ci piace in particolare il passaggio dagli strumenti acustici alla distorsione dei bassi, realizzati probabilmente da diversi sintetizzatori, in modo tale che si crei una sovvraposizione e una dinamica forte in contrasto con la parte precedente calma e pressochè lenta.

Un album: By the Throat

65 Days of Static - Una band che ascoltiamo ormai da molto tempo, che sin dall’inizio ci ha influenzato per quanto riguarda l’utilizzo dell’elettronica e il modo alternativo di approciarsi al post rock. Un elemento che lega quasi tutti i pezzi tra di loro è la perenne sensazione di “calma prima della tempesta”. Sono molto interessanti anche i progetti solisti di due membri del gruppo, come Polinski (Paul Wolinski, il tastierista/chitarrista) e NVLL (Simon Wright, il bassista).

Un album: We were exploding anyway.

 
 
 

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