Roipnol Witch - Leftfield, New York City, 7/08/16
- Roberto Checchi
- Aug 31, 2016
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Domenica 7 agosto, al mitico Leftfield del Lower East Side di Manhattan NYC, le Roipnol Witch hanno presentato live il risultato della loro ultima fatica. Uscito a febbraio scorso, Starlight è una delle pubblicazioni più interessanti all'interno del catalogo della milanese Maciste Dischi, nonché un misto di sonorità punk, post punk e, infine, di rock piacevolmente melodico e liberatorio. Merito anche di una scrittura lucida e ironica attenta alle tematiche giovanili, alla situazione politica e culturale di questo paese e, non ultimo, alla difesa dell'indipendenza femminile in musica, così come in ogni altro ambito (in particolare, “Rock with Maskara”, raduno delle punk/rock band al femminile dello stivale, organizzato proprio dalle Roipnol Witch, raggiunge quest'anno la terza edizione).
Per la prima volta insieme su un palco newyorkese, le inossidabili sorelle riot dell'alternative rock italiano, Giulia e Martina Guendalini, o se preferite Giuly Whitch e Lady Marty, hanno suonato con una formazione diversa dalla solita che le accompagna sui palchi italiani (Francesca Bedogni alla chitarra, Massimiliano Coluccini alla batteria, o le amiche turniste Lilith Le Morte e Ambra Pincelli). Per lo show del Letfield, infatti, si presentano sul palco in versione trio insieme a Matteo Rosestolato, batterista dell'hard core band Said e già membro della Paolino Paperino Band, storica punk rock band modenese attiva sin dagli anni 80 con diverse formazioni. Insieme hanno dato vita a uno show intenso, e per quel che ci riguarda anche profondamente appagante, proprio come ci si dovrebbe sentire alla fine di ogni concerto.
Starlight, disco scritto tra New York, dove Martina vive e porta avanti progetti personali, e l'Italia, dove Giulia insime ai compagni di squadra mantiene alta la bandiera della band, è stato presentato al pubblico della grande mela con pezzi estratti dagli album precedenti. Sopratutto dal quel Non è un paese per artisti (2014), che le ha consacrate sulla scena indipendente e alternativa italiana, dopo anni di intensa militanza sui palchi di tutta Italia.
Ad aprire la serata ci hanno pensato le americane Lady Bizness, possente duo chitarra e batteria che, con il loro stile volutamente sporco, hanno scaldato il pubblico del Letfield in attesa dello show delle streghe italiane.Subito dopo aver risistemato con un po' di rossetto le labbra, e bevuto l'ultimo drink, Giulia e Martina prendono possesso del palco indossando chitarra e basso a completamento dei loro look sempre straordinariamente sgargianti, affermando così una presenza scenica notevole.
Il primo brano in scaletta è The Dreamers, pezzo estratto proprio dal lavoro del 2014. Le voci delle ragazze in perfetta sintonia, benchè nitidamente distinguibili (quella di Giulia da rocker rauca e quella di Martina fluttuante e leggiadra) si divertono a canticchiare quei coretti favolosi come delle moderne Debbie Harrie. Coretti che non solo in questa, ma in altre canzoni costituiscono un elemento distintivo dello stile delle Roipnol Witch, sottolineando una spiccata capacità melodica che non è solo della musica, ma anche del canto. E infatti li ritroviamo più contaggiosi che mai nel pezzo successivo, Kathleen, primo pezzo della serata estratto da Starlight. Segue Non è un paese per artisti, titolo che questa volta ritorna per la openertrack dell'ultimo album e che allo stesso tempo segna un elemento di continuità con il precedente lavoro, è anche il primo brano in italiano presentato al pubblico newyorkese. Il pezzo parla di quanto sia difficile intraprendere dignitose carriere artistiche nel nostro paese, come ad esempio quella musicale. Per cui, come Martina afferma fiera e urlante durante la presentazione del brano: “but we don't care, we are here singing in New York city!”. Ed è infatti complicato spiegare al pubblico americano che il paese con il più alto numero di bellezze artistiche e culturali del mondo, svaluti così tanto se stesso da indurre le menti e le personalità creative migliori ad abbandonarlo, come la stessa Martina ha fatto. Quindi, alla fine, non puoi fare altro che condividere il tono deluso del finale del brano: Tieni conto che tutto è sbagliato, mentre in sottofondo chitarra, basso e batteria sono stati sapientemente saccheggiati ai Joy Division. Segue Rock 'n roll amaro, intro caraibica per un pezzo che pian piano, insieme alla voce di Giulia, raggiunge un ritornello sempre più sincopato culminante in un “e tu no, non pretenderai che io cambi”, altra affermazione di resistenza. Disco è il brano più genuinamente pop di Starlight, secondo singolo estratto dopo Disagio. Le Roipnol Whitch interpretano perfettamente lo spirito del divertimento attraverso il ballo con una nostalgia sognante. Lo show prosegue con Febbre, estratta ancora da Non è un paese per artisti. Le sorelle Guandalini, ormai completamente padrone del palcoscenico (le movenze robotiche di Martina al basso sono ipnotiche), con questo pezzo riprendono il tema della difficoltà di fare musica in Italia, o di quanto sia svilente farsi largo tra chi predilige invece una facile e deleteria scorciatoia televisiva. Febbre è un vero e proprio inno nostalgico che ripercorre la storia del meglio della musica alternativa indipendente italiana e non solo, del punk anni 70 e post punk anni 80, citando Echo & The Bunnyman, The Cure, Sonic Youth, Cccp e Diaframma. Le citazioni non sono solo riferite a gruppi e a generi di evidente ispirazione per la band, ma anche testuali: quel “sullo show dei talenti ci scatarro su”, ripescato e rielaborato da “Sui giovani d'oggi ci scatarro su” degli Afterhours, verso quest'ultimo, urlato fino alla noia da Manuel Agnelli - considerato tra i paladini in difesa della musica indipendente e della Cultura con la C maiuscola -, si è rivelato una profetica sentenza e una vera e propria beffa, ora che lo stesso Agnelli si accinge vergognosamente a far parte del team dei cosiddetti “giudici” per il nuovo X Factor.
Grande merito alle Roipnol Witch, che invece hanno dato vita ad un pezzo incisivo - anche nella dimensione live - dove chitarra, basso e batteria, con pochi potenti accordi, ci ricordano a cosa dobbiamo fermamente aggrapparci quando ci vengono propinate certe oscenità.Il concerto prosegue spedito con il pubblico che si stringe attorno al palco nero del Letfield mentre partono Holding New York, che allegerisce l'atmosfera riportandola alla dimensione del ballo già assaporata in Dance, e Famme Fatale, ironica ballata centrata sul tema femminile caro alla band. Seguiranno un altro paio di brani, questa volta estratti da Once Upon A Time del 2011 (Rescue ad esempio è una piacevole galoppata rock), la riuscita cover dei CCCP, Io sto bene, cavallo di battaglia della band, e infine il singolone Disagio, pezzo divertente e riuscitissimo, grazie a un testo che ancora una volta sdrammatizza la condizione ben esemplificata dal titolo del brano, e un ritornello contagioso che non smetteresti mai di cantare.
Le Roipnol Witch hanno personalità e capacità da vendere. Il loro repertorio di brani in Italiano e in inglese, il background musicale al quale fanno riferimento, incamerato da anni e anni di ascolto appassionato (le Guandalini relizzano dj set e conducono show radiofonici) e poi originalmente reinterpretato sul palco, le annovera tra le rock band italiane (e questa volta risparmiamo di sottolineare “al femminile”), tra le più talentuose in circolazione. L'ultimo disco pubblicato, e questo live newyorkese, non hanno fatto altro che confermarlo anche al pubblico americano che le ha, come noi, piacevolmente apprezzate. Danila Simeone
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