L I M - Sun Tramonti, Guardia Sanframondi (BN), 20/08/16
- Roberto Checchi
- Sep 5, 2016
- 3 min read

L I M sta per less is more, ed è il nome che Sofia Gallotti, ex bassista e tastierista degli Iori's eyes, ha dato al suo progetto solista. Con questo nome, lo scorso aprile, ha pubblicato l'Ep dal titolo Comet via Tempesta International. Il lavoro di sole cinque tracce, reliazzato con la collaborazione del producer milanese Riva, è un piccolo curatissimo capolavoro di suggestive sonorità elettroniche e ambient che mescolano trip hop, r'n b e club music anni 90, e dalle quali fuoriesce timida e sensuale la voce inedita di L I M, dopo un lavoro intenso sulle potenzialità del suo strumento vocale. Risultato di una complessa sensibilità artistica, che approccia alla costruzione dei suoni e delle atmosfere in modo assolutamente sperimentale, Comet è uno dei dischi più belli pubblicati quest'anno in Italia, nonché uno dei pochi lavori che, grazie ai suoi richiami pop, ha tutte le potenzialità per emergere in ambito internazionale. La pubblicazione dell'Ep ha visto Sofia impegnata in un lungo tour che ha attraversato l'Italia da Nord a Sud. Sono riuscita a vederla dal vivo lo scorso 20 agosto nella suggestiva cornince del castello medievale di Guardia Sanframondi (Benevento), in occasione del festival Sun Tramonti. Altro nome importante della serata, il producer Vaghe Stelle, moniker di Daniele Mana, che di recente ha pubblicato il suo “The Full Stream Ahead: The Prologue” uscito per Other People, etichetta che fa capo all'immenso Nicolas Jaar.
Il live di L I M comincia in punta di pedi, alla fine di un gradevole dj set a cura di Gamino dei Jambassa. Sofia Gallotti arriva sul palco timidamente, mantenendo una posizione centrale e ben salda tra i suoi strumenti, un basso fender e una tastiera Akai, laptop, e apparecchiature elettroniche a marchio di garanzia Ableton. Presenta per intero l'EP Comet, con una leggerissima variazione sulla scaletta che vede il singolo omonimo spostato al centro del set. Si comincia quindi con Sugar me, raffinata cover della cantante inglese Lyndsay De Paul del 1972, completamente spogliata del suo sound patinato e trasformata in una lenta ballata dark, resa sensuale da una voce flebile e ammaliante. Segue Game Over, morbida e intensa traversata nel buio, retta da poche note di basso suonate da Sofia sui synth dilatati. E a proposito di oscurità, appare piuttosto coerente in questo frangente, la sua richiesta di abbassare completamente le luci del palco, per poi far partire Organ che, già dall'intro, ci conduce delicatamente e lentamente nelle soffuse atmosfere della club culture anni 90, sfumature dub e una voce che stavolta più sofferente ripete: “Never feel so afraid never feel so alive”. Organ dilata il suo finale prendendoci per mano e accompagnandoci nel viaggio onirico di Comet, questa sì, vero omaggio alla house di Detroit, ma anche alle sonorità elettroniche e kreutrock congegnate da Klaus Shulze. Comet è un pezzo da dancefloor che andrebbe ascoltato a volumi alti. I suoi beats ossessivi, i synth circolari e avvolgenti rendono perfattamente l'idea che ne è alla base, e che la stessa Sofia ha spiegato qualche tempo fa in un'intervista rilasciata in occasione dell'uscita del singolo: “una cosa in cui entri, vieni centrifugata, non capisci più niente e ne esci che ancora non capisci, ma almeno ti rendi conto che è finita”. In effetti il curatissimo video realizzato da Karol Sudolski, Tota Cellini e Giorgio Calace non fa che confermare anche visivamente questa sensazione. E se ritorniamo alla dimensione del live, c'è da aggiungere che i visuals realizzati da Karol Sudolski, e che per lo più vedono L I M come protagonista, sono semplicemente meravilgiosi. Costituiscono un elemento fondamentale dello show che diventa così una performance audiovisuale autentica. Il racconto del set di Sofia prosegue con altri due brani. All The Past, pezzo finale dell' Ep, nonché intenso omaggio al trip hop, genere che insieme all' r 'n b le permette di esprimere al meglio le sue qualità vocali, e un pezzo inedito regalatoci in chiusura. Il set di L I M si conclude così, tra gli applausi e gli apprezzamenti del purtroppo poco pubblico presente (a tratti anche inutilmente rumoroso, per un live che prima del trasporto fisico sui beats andava ascoltato e visto). A fine concerto, proprio riflettendo sulle sensazioni vissute, decisamente positive (e a livello tecnico, è sembrato che solo la qualità dell'audio fosse leggermente scarsa), non una cometa, ma una stella cadente transita sulle nostre teste e cade giù. Segno che L I M è proprio qui, non più solo di passaggio, forse pronta a sorprenderci ancora.
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