I Paradisi: in 10 artisti vi raccontiamo chi siamo
- Roberto Checchi
- Oct 22, 2016
- 5 min read

Nuovo capitlo della nostra rubrica e a questo giro i nostri ospiti sono i milanesi I Paradisi, freschi di album uscito proprio questo mese e quindi particolarmente predisposti a raccontarci tutte le influenze che vi si celano dietro. Ecco quali sono i 10 artisti che più degli altri hanno preso come riferimento!

The Doors - Sono e rimarranno una delle band più importanti di sempre.
Come i 4 punti cardinali di una grande bussola, si muovevano in alternanza nella stessa direzione.
Un'amalgama di influenze musicali che spazia dal jazz al rock, dalla musica latina al blues e al pop.
Con le elucubrazioni poetiche Morrisoniane probabilmente furono la prima band di Rock Poetry, aprendo per il rock'n'roll una nuova dimensione narrativa. Con quella carica sovversiva e anticonformista, incline all'abbattimento delle barriere erette dalle leggi istituzionali, The Doors hanno forse incarnato più' di tutti uno spirito nuovo, quello punk.

The Beach Boys - A 12 anni venivo deriso dai miei compagni di classe perché accusato di ascoltare una musica da vecchi! Gli stessi che poi si esaltavano per l'Inno alla Gioia di Beethoven.. Siamo grati ai Beach Boys per quello che ci hanno insegnato e per cio' che hanno rappresentato, sia nei loro momenti Fun, Fun, Fun che nelle ore più' buie.
Il confine tra lucidità e follia che caratterizza la mente e la musica di Brian Wilson è il motore che ha prodotto gemme di cui ancora oggi subiamo il fascino, e da cui veniamo piacevolmente rapiti.
Questo magnetismo unico li ha resi i pionieri di un'epoca, e i loro cori hanno lasciato un marchio indelebile nell'anima di tanti. Grazie mamma Wilson!

Eleven - Siamo quasi contenti siano praticamente sconosciuti, perché è come se li avessimo tutti per noi! In realtà è strano siano sconosciuti ai più, che poco si conosca del percorso di Alain Johannes, Natasha Schneider e Jack Irons.
Sono stati senza alcun dubbio una delle band più virtuose e lineari del rock alternativo USA anni' 90, sicuramente i più' Beatlesiani in tempi non sospetti. Musicisti di grande spessore, non a caso sono sempre stati chiamati in causa da gente del calibro di Qotsa, Unkle e Arctic Monkeys. E Mark Lanegan (altro punto di riferimento x noi), di cui Johannes è produttore degli ultimi due lavori.
Gli Eleven sono assolutamente un gruppo da scoprire.

Fabrizio De Andrè - Impossibile pensare De Andrè non possa piacere a chi scrive canzoni, com'è impossibile non ammetterne la grandezza.
Naturalmente lui pensava le stesse cose riguardo a cantautori/poeti come Brassens e Leonard Cohen. Il suo è un linguaggio molto semplice e diretto, a tratti cupo - come le sue ballate -, a volte ironico.
Era un poeta. Con una penna e la sua chitarra riuscì a dare una voce a tutte quelle puttane, emarginati, a tutti quei reietti che una voce, ahimè non hanno mai avuto.
De Andrè era un eroe moderno, ora è un eroe immortale.

Cream - Prendi chitarra, basso e batteria. Che Chitarra, Basso e Batteria! Tre fenomeni di questi strumenti, fondi rock, blues e jazz, aggiungi qualche sostanza e un pò di psichedelia. Quando la Swingin' London sembrava aver già dato il meglio di se' ecco, dalla colorata Summer of Love nasce la "crema" della musica di quel periodo.
Impossibile restare immuni alle canzoni dei Cream. Le melodie che scorrono acide e fluide, i gorgheggi incantati delle loro ugole, e il loro portamento da favola drogata.
Certamente tra le teste più' calde del panorama, nonostante la breve discografia hanno tracciato una linea così indelebile e solida che riecheggia in tantissime delle produzioni rock più contemporanee.
E va bene così, perché noi di crema saremo sempre ghiotti.

Csi - Come si suol dire, una pietra "emiliana". Importantissimi per il rock in Italia, forse sono stati Il rock in Italia. Hanno dimostrato che non serviva essere anglofoni a tutti i costi per fare musica e cantare usando chitarre distorte, rivendicando le proprie origini, arrivando ad essere il traino di una generazione. Questo in barba a Ferretti “Non fare di me un idolo mi brucerò'.. Trasformami in megafono m'incepperò". I loro concerti sono state esperienze vere e proprie, ancora oggi ogni tanto ci ricapita di condividerne il ricordo! In quel periodo che ha rappresentato il momento d'oro della scena indipendente italiana il Consorzio è stata per noi la figura più' rilevante, e tutt'ora lo è, con quel fascino da carovana - oggi o ci si prende troppo sul serio, o al contrario si risulta ruffiani - che con sé muoveva il suo mondo e chi vi si sentisse affine. E così siamo stati per tanto tempo, in viaggio.

Neil Young - Un musicista unico, prendere o lasciare, per cui l'onesta' verso se stesso ed il suo pubblico, a costo che cio' possa voler dire deluderlo, è la cosa più importante. Sentimento puro, viscere che vengono amplificate e si impadroniscono dell'aria. Il suono come catarsi. Tutte cose che affascinano e rimangono nell'avvicinarsi a Neil Young. Uno dei musicisti più' prolifici tutt'ora in circolazione, e certo, passi falsi e episodi poco riusciti trovano spazio eccome, ma non tanto quanto i suoi lavori migliori. Troppi i dischi belli da menzionare a partire dal primo omonimo, fino a Storytone di un paio d'anni fa.

Screaming Trees - Fine anni 80, primi 90, Seattle e dintorni. Grunge. Il mondo è scosso.
Non si vuole classificare certo un genere, bensì un'attitudine e uno stile di vita che tende a fottersene proprio delle classificazioni. La musica è un'esigenza più che mai, il miglior rifugio, e il successo un'occasione da sfruttare per dedicarcisi incondizionatamente.
Alcuni dei gruppi che ne hanno fatto la storia sono stati baciati da una musa ispiratrice rimasta in letargo per molto tempo, e pur derivando da qualcosa di già esistente hanno aggiunto un tocco e un gusto che rimarrà per sempre.
Tra questi gli Screaming Trees e le loro ballate di rock sporco e sanguigno, i loro viaggi energici nell'amata psichedelia, la voce soprannaturale di Mark Lanegan, hanno fatto breccia nelle nostre menti, ci scorrono nelle vene e pulsano genuini nella musica che facciamo.

Chris Isaak - Che stile ragazzi, con la sua figura nostalgica di rocker anni '50, a tenere alta la bandiera dei cuori solitari sull'indifferenza del mondo.
Grande vocalist, si muove con la stessa confidenza su tonalità baritone come su falsetti immacolati. Come puo' non entusiasmarci la brezza dell'oceano che sembra permeare la sua musica? Salire in macchina, abbassare il finestrino e mettersi in strada, seguendo il tramonto… con un suo disco è una vera goduria.
Oppure perché no, per una serata in dolce compagnia, magari sorseggiando Margarita.
Il suo modo di portare il suono e il chitarrismo delle origini in produzioni di successo è un esempio di come poter raggiungere un grande pubblico senza rinnegare la propria natura, anzi esaltandola.
Con la stessa attitudine si è ritagliato anche degli spazi nel cinema, instaurando un rapporto privilegiato con David Lynch, che prima ha utilizzato le sue musiche per Velluto Blu e Cuore Selvaggio, poi gli ha affidato un ruolo di rilievo in Twin Peaks: Fuoco Cammina Con Me. Anche questo evidenzia lo spessore del suo talento.

The Black Angels - Dalla patria del rock psichedelico, Austin in Texas - da qui provengono i capostipiti, i 13th Floor Elevators - ecco The Black Angels.
Uno dei gruppi di punta della cosiddetta nuova ondata, ma niente affatto un gruppo nuovo, essendo giunti già al quarto disco.
Del genere seguono certamente tutti i dettami, ma ci piace la loro intenzione di incastrare il tutto nell'epoca in cui viviamo, mettendo i suoni del passato sulla rotta verso il futuro.
La voce di Alex Maas ricca di riverbero ed i chiari rimandi stilistici (Grace Slick su tutti), l'organo Farfisa acido in abbondanza, le chitarre a tratti Velvet Underground a tratti più' heavy desertiche, e la batteria massiccia ma intrisa di groove. Sono tutti elementi che ci fanno preferire gli Angels ad altre band contemporanee. Non vediamo l'ora di rivederli dal vivo.
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