top of page
Search

Speciale Torino Film Festival: Wir sind die flut (We are the tide)

  • Roberto Checchi
  • Nov 30, 2016
  • 2 min read

In un paese sulle coste del mar Baltico, uno strano fenomeno porta il mare a ritirarsi di svariati chilometri dalla costa, una bassa marea perenne. Lo stesso giorno tutti i bambini del paese scompaiono nel nulla, portandosi via le speranze e il futuro dei genitori e della cittadina. Quindici anni dopo due giovani laureandi in fisica vi si recano per indagare sul fenomeno che ha respinto le acqua. In un paese ormai alla deriva, sorvegliato dai militari e con una popolazione quasi totalmente ostile ai forestieri. Soltanto con l’aiuto di Hana, unica bambina rimasta in città e divenuta lei stessa un interesse turistico, riusciranno a risolvere il mistero della marea. I protagonisti sono in bilico tra scienza e religione, tra fisica e metafisica. Un dualismo interessante che purtroppo il film non riesce ad approfondire adeguatamente. Forse il regista avrebbe dovuto concentrarsi su questo elemento, invece sembra perdersi in una trama in cui più arrivano risposte, più sembra confusa. Ci fornisce spiegazioni superflue, su elementi facilmente capibili dallo spettatore, grazie all’efficacia della messa in scena (vedi il cimitero di girandole) e contemporaneamente non fornisce nessuna spiegazione su alcuni elementi cardine della sua mitologia interna (perché Hana non è sparita come gli altri bambini ?). Il finale non lascia risposte adeguate allo spettatore, confondendolo e arenandosi in un discorso di spicciola metafisica. Ma dire che Wir sind die flut (We are the tide nel mercato internazionale) è un film poco interessante non sarebbe vero.

Il lungometraggio d’esordio di Sebastian Hilger fa sicuramente delle ambientazioni il suo punto di forza. La fredda fotografia riesce a rendere giustizia a tutti gli ambienti, il pittorico villaggio che sembra uscito da una fiaba, l’inquietante e bellissima baia, le sale quasi horror dell’ospedale pediatrico. La baia stessa sembra diventare uno dei personaggi principali, da essa si dipana una fitta ragnatele di misteri e speranze che avvolge il protagonista da molto più tempo di quello che si può credere inizialmente. A sottolineare i momenti più intensi ed emozionali ci pensa un ottimo comparto sonoro che, combinato con la già citata fotografia, riesce a spostare i toni della pellicola, facendole toccare vari generi cinematografici: dalla fantascienza al mistery, dall’trhiller al film di formazione giovanile. Sebbene non riesca a convincere del tutto, We are the tide è un film ben confezionato, forse vittima di un eccesso di misticismo che il regista non riesce a gestire al meglio, ma sicuramente un buon lungometraggio d’esordio, per un autore promettente e da considerare per il futuro. Gianluca Tana

 
 
 

Comments


Follow Us
Post Collegati
Post Recenti

© 2014 by Indiependent Reviews. 

 

bottom of page