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Plastic Light Factory: in 10 artisti vi raccontiamo chi siamo

  • Roberto Checchi
  • Dec 6, 2016
  • 8 min read

Nuovo capitolo della nostra rubrica. Questa volta è il turno dei mantovani Plastic Light Factory, band di cui abbiamo da poco recensito l'EP di esordio, Hype, qui. Già nell'analizzare questo loro primo lavoro avevano evidenziato alcune influenze che ci erano balzate all'orecchio, adesso abbiamo dato loro la possibilità di raccontarcele.


The Idle Race - Gioiello most underrated degli anni 60 secondo noi band con più talento nella raccolta Nuggets. Capitanato dal maestro Jeff Lynne, incorpora alla perfezione il sound '67 che ci è così caro: archi melodrammatici mai mero accompagnamento, pianoforte martellante, batteria iperattiva in cui i fill non sono fill ma fondamento, intreccio di clavicembali, organi, Mellotron ed effetti sonori all'avanguardia dei tempi; il tutto miscelato in maniera mai di cattivo gusto. Come qualità di composizione non devono niente ai Beatles post Sgt Pepper.

Follow Me Follow tratto da The Birthday Party

Non c'è un pezzo riempitivo in questo 33 giri. L'intro di archi in Follow me Follow poi ripreso in strofa dalla voce mielosa e psichedelicamente pannata all'estremo lato é così melodico che facendola dal vivo ci è capitato più volte di scordarci di passare al chorus successivo. Lapsus freudiano.

Scott Walker - Il Jacque Brel angloamericano che ci ha incantato non solo il suo croonerism baritono ma prima di tutto con la sua onnipresenza vocale e le lyrics che trascinano dietro dietro di sé il rimanente, secondario arrangiamento strumentale.

Walker ha capito che le vocals dal punto di vista della melodia e delle immagini che creano sono l'elemento portante delle composizioni poiché l'unico atomo musicale veramente universale.

Pare di essere in poltrona con lui bevendo un Highball di whiskey e Ginger Ale. Tale intimità cerchiamo di valorizzarla nei nostri pezzi.

Mathilde tratto dall’album Scott del '67.

Cavalcata romantica uscita dal Roman de la Rose ma che poteva benissimo costituire la colonna sonora di un western firmato John Ford.

The Byrds - Da sempre abbiamo adorato il sound pionieristico utilizzato da Roger McGuinn con la sua chitarra Rickenbacker 12 corde, il "jingle-jangle", così caratteristico del loro suono.

Quando una sera passeggiammo nella Mecca dell'effettistica vintage a Denmark Street, Londra, provammo una 12 corde Danelectro semi-acustica che ora è chitarra principale sia live e che in studio. Abbinata all'effetto organo/octaver HOG ci permette di creare suoni che oscillano tra un Vox Continental e un Hofner; oppure semplicemente il jingle-jangle alla Tambourine Man.

Mind Gardens tratto da Younger than Yesterday del 1967.

L'abbinamento effetto reverse + 12 corde è come un cocktail di glitter e leopardato sfoggiato anche in un nostro brano chiamato, per assurdo, Little Adventures.

Tyrannosaurus Rex - Marc Bolan ci sapeva fare in materia stile: con i suoi brillantini-copri-occhiaie, giacchetta con piume e paisley ove possibile ha influenzato generazioni di band e festaioli neo-psichedelici dal Coachella al Primavera Sound. Chi poi vuole etichettarlo come effeminato ed un po' Donovan nell'apparenza si ricrede di fronte all'energia glam che ha portato sui palchi e giradischi fino al '77 con la sua prematura scomparsa in un incidente stradale in cui era la fidanzata al volante della sua Mini. Drammatico pensare che Bolan non prese mai la patente per la paura di guidare.

Electric Warrior - Lp del '71

Con questo disco Bolan lancia un incantesimo lussurioso su tutta l'Inghilterra a suon di rock & roll che pompava nelle casse, macchine veloci, chitarroni alla Chuck Berry scolpiti nel marmo e testi con continue allusioni sessuali.

Serge Gainsburg - Immenso nasone francese, sommo chansonnier, sopraffine maestro di seduzione. Cosa si può volere di più? Certo che Serge le capiva proprio le donne. Tra l'altro gli scaffali dei negozi di cianfrusaglie a Montmatre sono pieni dei suoi cd. Questo merita tutto.

Je t'aime...moi non plus

Seducente duetto con Jane Birkin (al tempo compagna del buon Serge, che ha rimpiazzato nel ruolo Brigitte Bardot, anche lei sedotta dal suo nasone), pieno di sospiri e di hammond tra un bacio ai piedi della Tour eiffel e una passeggiata romantica lungo gli Champs Elysees.

The Kinks - Beatles o Stones? C'è chi risponde Kinks mentre c'è ancora chi è convinto che sia probabilmente la band più sottovalutata di sempre.

La crescita artistica che i 4 londinesi hanno avuto a partire dai singoloni beat da curva Wembley fino alla rilevazione psichedelica avvenuta (tanto per cambiare) nel' 67 è paragonabile a quella dei 4 fenomeni di Liverpool; e sicuramente l'abisso di popolarità tra i due gruppi non è direttamente proporzionale alla differenza di qualità del loro repertoire.

L’armonia, leggerezza e riconoscibilità immediata da record Shazam soprattutto del cantato del leader Davies hanno inciso molto su questo salto di qualità; e insieme alle celebri scale discendenti in scala maggiore del fratello fortunato proprietario dello storico ampli Selmer Zodiac i Kinks hanno rappresentato per noi il suono sixties che in tanti hanno cercato, inutilmente, di emulare.

Waterloo Sunset di Something Else del 1967

E’ il pezzo che per eccellenza incarna il passaggio dal sound classico beat alle sperimentazione psichedeliche post 67 tant’è che nel locale meeting place della scena psichedelica londinese, il “Cave Club” viene scelto dal dj Rhys Webb degli Horrors come chiusura della serata (momento immortalato nel video del nostro singolo Robyn).

The Rolling Stones - C'era un tempo prima degli eccessi di Richards, prima della trasformazione di Jagger in Mr.Turner avvenuta in Performance nel '70 e prima delle rivalità/screzi/dispetti amorosi tra questi due in cui la vera star era Brian Jones. Ebbene si il povero, compianto, lunatico ragazzo dall'inconfondibile caschetto biondo che potevi ammirare girovagare per Londra sempre accompagnato da ragazze bellissime a bordo della sua Rolls Royce con l'immancabile pellicciotto. Eclettico, stiloso, poli strumentista per professione (o forse solo dilettante patologico?), vogliamo crederlo oltre che come fondatore degli Stones, questo molti non lo sanno, come la vera anima psichedelica e sperimentale della band che forse è annegata con lui nella piscina della sua villa. Ritratto di una rock star.

Album: Their satanic majesties requests

Per molti non sono i veri Stones e come album rappresenta semplicemente una trovata commerciale di puro manierismo che cavalcava l'ondata del flower power. Per me è semplicemente una figata, mi riferisco a brani come In another land, 2000 light years from home e She's a rainbow. Si narra che in quel periodo, a causa delle retate della polizia londinese contro le rockstar dell'epoca che comportarono numerosi arresti celebri per possesso di droga, i membri della band non furono mai in studio tutti insieme contemporaneamente, così l'album venne assemblato successivamente in cabina di regia.

Brano: Sympathy for the devil

Un giorno Mick Jagger si sveglia con dei suoni in testa e va agli Olympic Studios dai suoi amici degli Stones per farglieli sentire. Provano tutti gli arrangiamenti possibili e poi registrano la canzone che oggi tutti noi conosciamo. Coi budget che abbiamo noi musicisti indipendenti al giorno d'oggi entrare in studio senza aver lavorato in pre produzione o addirittura senza mai aver nemmeno sentito il brano da incidere è davvero impensabile. Tempi diversi. Vedere per credere: le sessioni di registrazione del brano sono documentate nel lungometraggio di Jean Luc Godard Sympathy for the devil.

Syd Barret - "Ho visto cose che voi umani non potete neanche immaginare".

Ecco cosa probabilmente ci direbbe il giovane Syd se con una Delorean degli anni 80 tornassimo ad una delle esibizioni dei primi Foyd all'UFO club di Londra. In effetti la sua anima da alieno, provocata dall'assunzione costante e sregolata di LSD, si percepisce chiaramente nelle sue composizioni che tra distorsioni interstellari, viaggi intorno al globo, gnomi, unicorni e altri strani personaggi che sembrano appena usciti da un romanzo di Carrol ci trasportano in quella dimensione parallela in cui trascorreva la sua realtà quotidiana.

Album: The piper at the gates of dawn

Esordio discografico dei Pink Floyd sulla scia della Summer of love e di Sgt. Pepper. Diventerà entro breve un capo saldo della psichedelia per le nuove generazioni, manifesto del genio compositivo di Syd Barret ed emblema della Londra underground che fu.Tanto per intenderci quella del 14 hours technicolor dream, dei Tomorrow, dei Soft Machine, della London free school, della Indica books, e del celebre negozio di vestiti da fricchettoni Granny takes a trip.

Brano: Candy and the currant bun

B side di Arnold lane, singolo di debutto dei Floyd, registrata in una notte al Sound Technique Studio dopo un'intensa giornata a lavorare sul lato A. Probabilmente l'ascolto di questo brano mi colpì anche più del singolo vero e proprio. Sintesi perfetta della capacità di unire melodie da pop song a sperimentalismi strumentali.

Nota di merito: l'assolo di organo di Rick Wright. Curiosità: il singolo è stato prodotto da Joe Boyd, all'epoca proprietario dell' UFO club.

Beach Boys - Come non menzionare Brian Wilson quando si parla di Beach boys.

Probabilmente uno dei più grandi compositori del ventesimo secolo. Infatti, a detta di Sir Paul McCartney, senza la musica di Brian non ci sarebbe stata quella dei Beatles. Tutto ciò grazie a quel cavo ad alta tensione di ispirazione artistica che all'epoca univa i cinque ragazzi da spiaggia californiani agli scarafaggi di Liverpool partendo dal muro del suono di Spector e passando dalle parti della Highway 61 di Dylan. Inoltre secondo il baronetto God only knows è la canzone più bella mai scritta. Come dargli torto.

Album: Pet sounds

A cinquant'anni dalla sua uscita ricordiamo questo magnifico album che ha segnato un punto di svolta nella musica pop. Se prima tutto era grigio dopo Pet Sounds sono arrivati i colori. Inoltre molto singolare la scelta di Wilson di registrare le parti strumentali dell'album mentre la band era in tour in Giappone, avvalendosi per le sedute in studio di musicisti professionisti e il resto della band solo per incidere le complesse armonie vocali tra cui spiccano la voce cristallina di Carl Wilson e quella calda e avvolgente di Mike Love. Per quanto mi riguarda il primo seme del progressive era già stato gettato.

Brano: Good vibrations

Singolone che inizialmente doveva essere contenuto in Pet Sounds ma che poi fu accantonato perché Brian Wilson aveva bisogno ancora di lavorarci in studio. Quel "ancora bisogno di lavorarci in studio" costò alla Capitol Records una cifra attorno ai 50 mila dollari. Una scommessa ragionevole visto il successo commerciale del pezzo e che fa di Good Vibrations il singolo più costoso della storia. Questo aneddoto tuttavia mi fa riflettere sul confine a volte labile tra perfezionismo maniacale e follia creativa. Musicalmente parlando la fanno da padroni il theremin e il finale sing along su cui è impossibile non cantare a squarcia gola.

The Doors - Cosa ci fanno insieme un moderno Rimbaud con la voce da Sinatra, un tastierista tuttofare di scuola bachiana con la passione per il blues, un chitarrista flamenco con in mano una Gibson SG e un batterista jazz dai ritmi latini? Non è una barzelletta, la risposta è: "i Doors".

Proprio grazie a questa formazione insolita li considero una delle band più anticonformiste degli anni sessanta, grazie ad un sound molto personale che si distingue nettamente da quello degli altri complessi dell' epoca.

Le loro canzoni più che svilupparsi da un 'esperienza musicale sembrano nascere da un viaggio mistico di Morrison nella propria coscienza che come uno sciamano coinvolge gli altri tre musicisti suoi compagni conducendoli dinnanzi alle porte della percezione per interpretare le sue idee e renderle musica’.

Album: Strange Days

A mio parere l'album che racchiude al meglio il sound degli anni sessanta, è la voce degli anni sessanta, come questi dovrebbero suonare. A partire dal titolo: "stiamo vivendo giorni strani amico, prima eravamo solo un branco di hippie che non desiderava altro che fumare erba dalla mattina alla sera e andare a concerti, ora tutto è cambiato. Bob Kennedy assassinato, Martin Luther King morto, la guerra in Vietnam, Nixon alle porte." È una presa di coscienza collettiva.

Brano: The end

Traccia conclusiva dell'album d'esordio del quartetto di Venice Beach. Edipica e introspettiva interpretazione brechtiana in cui viene messo in scena l'incesto e il patricidio. Il tema principale del testo tuttavia è la personificazione della morte, vista dal Re lucertola come un' amica fraterna e corteggiata spudoratamente fino al suo fatale sopraggiungere avvenuto a Parigi nel '71.

Eseguita dal vivo per la prima volta destò talmente tanto scalpore da procurare la scomunica dal Whiskey a go go, storico locale di Los Angeles presso cui i Doors avevano un prestigioso ingaggio come resident band.

 
 
 

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