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Il miglior brano del 2016 probabilmente non l’avete ascoltato

  • Roberto Checchi
  • Jan 6, 2017
  • 2 min read

Il miglior brano del 2016 probabilmente non l’avete ascoltato Dicono sia stata un’ottima annata per la musica italiana, e come dar loro torto. I dischi sono usciti, le cose sono cambiate, I Cani e Calcutta puoi farli ascoltare anche a tua madre, i Pop_X continui a non farli ascoltare ai tuoi ma hanno fatto uscire un album serio mentre i Thegiornalisti fanno un concerto con tribuna gold a 34,50 € (vedi qui e poi qui).

Banalmente, in mezzo a tutto questo fermento, tra Calcutta a Quelli che il calcio e l’account Instagram di Cosmo, ero sicuri qualcosa mi sarebbe sfuggito. E così è stato. Ma me ne sono accorto. E rimedio. Ho scoperto solo in questi giorni, infatti, il fiore più bello del bouquet musicale offertoci dalla musica italiana nel 2016 (queste metafore non servono evidentemente a nulla): sto parlando di un brano elettronico e minimale, lungo 6:22, accompagnato da un video vicino all’estetica contemporanea, con un testo di una poesia che avvicina la composizione ad un De Andrè maturo (non sto esagerando).

Il brano si intitola Tu sei il paradiso ed è stato scritto e suonato dai Piet Mondrian. Incontrai i Piet Mondrian qualche anno fa, su YouTube, ai tempi di un album scuro, sarcastico e nichilista: quell’album si chiamava Misantropicana e tutt’ora il pezzo Ho votato Lega continua a far spesso parte delle mie playlist.

I Piet Mondrian fanno musica in due in un’intimità che sembra di sposi, in un cinismo che sembra di soldati al fronte. Michele Baldini, il maschio, quello con la voce bassa da oboe, accompagna le note femminee di una Francesca Storai che più che avvolgere è uomo pungente e tagliente. Ne nasce un’alchimia, nella sovrapposizione, dal gusto agrumato, agrodolce. Voci che sanno di agnello all’arancia. Tu sei il paradiso parte con un’elettronica sognante e scarna, da dream pop sintetico, e subito le voci riportano un susseguirsi di immagini che pescano nell’immaginario collettivo alla semantica della deriva (“… quanti giovani volevano cambiare adesso sono vecchi…”). L’apparato musicale si alza in un crescendo studiato e sinuoso, quasi un climax portato all’esasperazione, accompagnato da una qualche sorta di preghiera “… studia per distruggere la pubblica opinione…”. I vocalizzi guidano verso una meta dal ritmo quasi ballabile, mentre quella nota agrodolce di cui prima si spiega in “… tu sei il paradiso…”. Quindi un parlato che ricorda gli Offlaga Disco Pax anche per parole (“ Gli anni ottanta negli anni zero”).

Di cosa parla Tu sei il paradiso? Difficile dirlo con certezza. D’altronde il 2016 ci ha insegnato che sempre più piace quello che si interpreta solo per intuizione, ed in questo il brano del duo Michele-Francesca riesce benissimo.

Il miglior brano del 2016? Ovvio. Considerando il fatto che ho sempre odiato le classifiche, Tu sei il paradiso è il miglior brano del 2016, senza podi, secondi e terzi. La raffinatezza, la ricercatezza e insieme la minimalità di questo brano lo rendono differente dal resto della classifica che abbiamo stilato con Indiependent (la trovate qui). Ed è forse nell’essere differenza a rendere i Piet Mondrian gli autori del miglior brano indipendente del 2016. Francesco Paolo Lagrasta

 
 
 

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