Intervista a Pietro Berselli
- Roberto Checchi
- Jan 31, 2017
- 3 min read

Ciao Pietro, ben ritrovato. Un’introduzione è doverosa: dopo l’EP Debole (Senza Regole), il tuo album d’esordio Orfeo l’ha fatto apposta è uscito da poco per Dischi Sotterranei, l’abbiamo recensito qui. Dall’ascolto del tuo LP qualche domanda sorge spontanea:
Perché proprio il mito di Orfeo ed Euridice? Cosa ti ha spinto ad abbracciare la tragedia greca?
Per te cosa rappresenta?
In questo disco utilizzo il mito come una maschera dietro la quale nascondo tutto quello che mi è accaduto durante il periodo di scrittura delle canzoni. Ho potuto creare, in questo modo, un filo rosso che le unisse tutte in un unico percorso narrativo. Ho scelto Orfeo ed Euridice perché da sempre ne ho amato le versioni moderne e rivisitate, è un mito che parla di un amore tragico, mi è sembrata la scelta più oculata visto che il tema principale di Orfeo l’ha fatto apposta è l’amore finito, l’amore lontano, l’amore che non c’è.
Rimanendo sulla cultura classica, a proposito di Niobe invece cosa ci dici?
Niobe è la prima canzone della tracklist, ed è quella che dichiara la chiave di lettura di tutto il disco. È malinconica, disillusa ma con un tocco di speranza, quel tanto che basta per pensare ad una rinascita. Il richiamo a Niobe, una tragedia che parla di arroganza e lacrime infinite, sta solo nel titolo, non sto cantando la sua storia, bensì utilizzo alcuni suoi elementi per parlare della mia. Niobe parla del momento in cui ci si accorge che è tutto finito, con la convinzione che l’unica cosa da fare non è piangersi addosso ma andare avanti.
Cosa rappresentano gli oggetti più criptici all’interno del video come ad esempio il busto con le corna di cervo e la maschera antigas?
Il busto femminile con le corna di cervo è una figura che mi accompagna da anni. Nel momento in cui l’ho vista ne sono rimasto profondamente affascinato e compare in molti miei video, anche come elemento nascosto (compare anche nel video di Debole ad esempio). È una figura criptica anche per me, è primitiva, grottesca, seducente. Non so cosa sia davvero, ma è una figura che mi ha fornito grande ispirazione. La maschera a gas invece è un simbolo moderno insito in noi ormai, un simbolo di grave pericolo. L’ho utilizzata appunto per la sensazione di sconcerto che può creare.
Passando all’aspetto sonoro quali sono stati (e sono) per te, e per voi (dato che Pietro Berselli è una band), i capisaldi?
Vero! Senza la mia band io non vado da nessuna parte! Loro sono Marco Sorgato al basso, Edoardo Della Bitta alla chitarre, Roberto Obici alla batteria e Francesco Aneloni alle tastiere. Sicuramente abbiamo gusti diversi ma concordiamo tutti su post-rock, new wave, new romantic.
E cosa vi ha portato a questo genere di suono? È stata una scelta unanime oppure un compromesso?
In realtà non è stata una decisione, ma una necessità. Ho scritto queste canzoni con un suono ben preciso in mente e sono riuscito a trovare dei musicisti fantastici che sono riusciti a metterlo in atto. È stato tutto molto naturale devo ammettere!
Come nascono le vostre canzoni? Nasce prima la sezione sonora od il testo?
Il testo non nasce mai per primo, al massimo nasce durante la scrittura della musica. Le parole infatti sono utilizzate tanto per il loro significato quanto per il loro suono, è imprescindibile. Troverei molto forzato unire un testo e una musica nati separatamente.
Avete pensato di cantare in inglese, od in un’altra lingua, per rendere maggiormente fruibile la vostra musica oltre i confini nazionali?
No mai, l’italiano ha molte cose da dire e da dimostrare anche oltre i confini nazionali secondo me, è una lingua meravigliosa. E oltretutto devo amettere che non sarei in grado di utilizzare al meglio un’altra lingua!
Riguardo al nome della band non ci sono mai state discussioni? Avete mai pensato di chiamarvi in un altro modo?
No non ci sono mai state discussioni, è successo tutto in modo davvero naturale. All’inizio mi presentavo come solista ed ero effettivamente da solo sul palco, mano a mano si sono aggiunti i vari componenti in maniera davvero organica e, in questo modo, non abbiamo mai dovuto subire sbilanciamenti.
Ci sono già dei progetti in ballo per il futuro? Se sì, quali?
Stanno arrivando un po’ di date che ci porteranno in giro per l’Italia e siamo tutti entusiasti! Nel frattempo sto già scrivendo qualcosa di nuovo, staremo a vedere!
Insieme ai progetti, una domanda riguardo agli scopi, od ai sogni, è doverosa. Qual è il tuo sogno nel cassetto?
Riuscire a fare tutto questo per sempre.
Per salutare i nostri lettori al termine di questa intervista ti chiedo di salutarci con una canzone, se ce n’è una, che ti accompagna particolarmente in questo periodo. Ciao Pietro, a presto!
Grazie per l’intervista è stato davvero piacevole! Vi saluto con Let It Happen di Jon Bap! A presto! Alessandro Spagnolo
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