top of page
Search

Your Name

  • Roberto Checchi
  • Feb 4, 2017
  • 3 min read

Esiste una leggenda giapponese per cui ogni persona sulla terra è unita alla propria anima gemella da un filo rosso. Questa leggenda si pone alla base della produzione di Makoto Shinkai, storie di grandi amori che si trovano ad affrontare l’ostacolo della lontananza. Un tema che ritroviamo anche nella sua ultima opera, Your name, il film evento che sta raccogliendo grandi consensi in tutto il mondo, arrivando ad essere il maggior incasso internazionale nella storia degli anime.

La vicenda parte da un assunto già visto e abusato in diverse commedie americane, lo scambio di corpi, per cui un uomo e una donna si ritrovano a vivere esperienze che li porteranno ad una maggior comprensione di sè e dell’altro. In questo caso a subire il body swap sono due studenti liceali: Taki, abitante di Tokyo e cameriere part-time e Mitsuha, che vive ad Itomori, una cittadina che sorge sulle sponde di un lago meteorico. L’originalità del lavoro sta nel non limitarsi a proporre l’ennesima banale storia d’amore; quella che parte come una commedia sentimentale si evolve, andando a toccare registri e temi inusuali e inaspettati in un lavoro del genere. Mi piacerebbe parlarvi di come il regista riesca a mostrarci come il Giappone sappia affrontare un disastro naturale, ma rischierei di rovinarvi questa visione che raccomando fortemente.

Mitsuha, oltre ad essere una studentessa è una sacerdotessa, in un antico rito della tradizione di Itomori si trova a dover intrecciare fili per creare una corda, fili che rappresentano il tempo, i destini delle persone che si incrociano, si accavallano, si sciolgono e reincontrano. Una metafora che mi ha colpito fin da subito: un buon film è come questa corda, tutti i fili si devono riunire, possono dividersi, intrecciarsi e sciogliersi, ma alla fine dovranno tornare ad unirsi. Come Mitsuha, Makoto Shinkai riesce ad intrecciare alla perfezione le varie parti del suo racconto, creando un ricco e variopinto mosaico finale. Semina, suggerisce e alla fine raccoglie, in ogni momento del film abbiamo l’impressione che il regista sia perfettamente padrone dei tempi della storia, gli stacchi di montaggio che ci inizialmente ci hanno lasciato confusi, trovano la loro chiarezza con l’evoluzione del racconto, dipanandosi ad ogni nuova informazione che ci viene fornita. È il montaggio a costituire la vera forza di Your name, stacchi che si alternano su una colonna sonora che riesce a sostenerli e a dargli forza, alternando brani di violino e pianoforte a pezzi pop con sequenze che hanno il sapore di un videoclip musicale. I time laps si inseriscono con naturalezza nella struttura del racconto, riuscendo a descrivere un tempo enormemente lungo, senza straniare lo spettatore e condensando una parte di storia che avrebbe rischiato di annoiare. Forse la trama segue un percorso prevedibile, ma ad una storia possiamo perdonare “l’ingenuità” se riesce a creare un’atmosfera, se riesce a farci sentire il calore e i sentimenti, se riesce a sembrare vera in ogni suo momento, ed è quello che riesce a fare questo anime, con i suoi disegni brillanti e allegri ci fa desiderare di entrare nello schermo; i suoi protagonisti sono dipinti in modo credibile e divertente anche nelle situazioni più critiche (che cosa farebbe qualsiasi uomo catapultato nel corpo di una donna?).

Purtroppo, nei paesi occidentali, soprattutto in Italia, è ancora forte il pregiudizio per cui un anime, un cartone animato, sia un prodotto destinato ad un pubblico di ragazzi, un’opera di valore minore rispetto ad un’opera cinematografica. I lavori di Shinkai, soprattutto Your name, dimostrano come quest’idea sia assolutamente arretrata. Il montaggio, la musica, i personaggi, non hanno nulla da invidiare ad un prodotto cinematografico live action, anzi, il disegno permette di realizzare scene altrimenti impensabili o troppo costose per una produzione equivalente e il regista riesce a sfruttare al meglio queste possibilità, inserendo sequenze oniriche ed astratte. Non lasciatevi convincere da “è solo un cartone”, date una possibilità a Your name. Gianluca Tana

 
 
 

Comments


Follow Us
Post Collegati
Post Recenti

© 2014 by Indiependent Reviews. 

 

bottom of page