FRACTAE: in 10 artisti vi racconto chi sono
- Roberto Checchi
- Feb 8, 2017
- 5 min read

Torna la nostra rubrica e questa volta parleremo di FR∆CT∆E, nuovo progetto artistico di Paolo Caruccio, voce, autore e producer. Direttamente da Torino, ha lanciato da poco il proprio singolo d'esordio Cartina corta e adesso andrà a raccontarci quali sono state le principali influenze dietro la sua formazione artistica.

James Brown - Quando ero piccolo mio padre aveva un appartamento in zona Porta Nuova a Torino, c’era questo mobile di alluminio su cui era posizionato come un totem l’oggetto che più mi attraeva e mi affascinava di tutta la casa: LO STEREO. Andavo da lui nei weekend e il sabato pomeriggio metteva sempre nel cassettino magico dei cd questa raccolta di tutti i singoli di James Brown, li ho ascoltati così tante volte che anche a distanza di 20 anni so tutta la tracklist a memoria. Insomma quel cd è stato uno dei miei primi approcci alla musica e alle sue componenti viscerali, il ritmo, la melodia, la tensione comunicativa. Il groove di quel funky così tirato mi attraversava come una scarica elettrica, ascoltarlo a tutto volume per un bambino di 6 anni era un rito dionisiaco che in confronto quelli che immaginava Nietzsche erano il ritrovo dei pensionati alla bocciofila.

Negazione - Da adolescente come quasi tutti i ragazzi ero mediamente incazzatissimo col mondo, compravo PUNK il mensile che usciva con rocksound, c’era sempre in allegato una compilation con una ventina di canzoni veloci e distorte, ho scoperto un sacco di gruppi che poi negli anni ho continuato a seguire, uno su tutti i Converge. Chi però ho scelto come bandiera di quella che è stata l’esperienza musicale e di vita più importante della mia adolescenza sono i Negazione, benché non miei contemporanei sono sicuramente l’emblema dell’hardcore italiano nell’immaginario di chi si è avvicinato a questo mondo. Concittadini torinesi, sono per me il gruppo più importante della scena: l’urgenza comunicativa, la carica espressiva, la nudità, l’essenzialità, la crudezza, la purezza nel suonare e nell’esprimere quei concetti di disagio, ribellione, a tratti autodistruzione, anticonformismo sono le caratteristiche che hanno segnato il mio percorso musicale e che mi porto dentro quasi come un tesoro, un ultimo punto mi preme sottolineare: i testi così diretti (del tutto fuori dalla grazia di dio per l’epoca) che da sempre sono per me un riferimento quantomeno ideale su come comunicare una sensazione in maniera incisiva.

Baths - Baths è un producer e interprete che ho scoperto qualche anno fa. Ha pubblicato di fatto solo due dischi ma entrambi capolavori, Obsidian è il mio preferito. Lui come altri contemporanei riesce a unire quei “teoremi della canzone pop agli algoritmi della musica elettronica” con trame vocali e melodie molto accessibili unite a una ricerca sonora sperimentale e di avanguardia. Sono molto invidioso di come riesce a creare dei suoni così tridimensionali, i suoi brani sono in continuo movimento e sembrano respirare, inoltre essendo anche un ottimo pianista tesse delle trame armoniche stupende e commoventi. E’ uno degli artisti che mi ha ispirato di più in questi ultimi 3-4 anni.

Son Lux - Son Lux è un ragazzo geniale di New York, un musicista fuori dagli schemi, “oltre” eppure bravissimo nel riuscire a comunicare a tutti la sua musica. Dentro i suoi brani ci sono il post rock, l’elettronica, il pop e tanto altro. Suona con altri due ragazzi, Ian Chang, il batterista, è per me un’infinita fonte di ispirazione per quanto riguarda le ritmiche e la ricerca di nuovi suoni percussivi. E’ stato amore al primo ascolto, nei suoi dischi convivono con una coerenza perfetta brani con arrangiamenti molto strutturati insieme a cose molto più minimali e intime. E’ molto stimolante per me il suo coraggio nell’affrontare tutto il ventaglio espressivo delle idee che sviluppa. Lost It To Trying è forse il suo brano più famoso e anche uno dei primi che ho ascoltato

Lady Gaga - Per me è prima di tutto la pop star definitiva. I suoi atteggiamenti eccentrici e stravaganti, il suo modo di porsi fuori dalle righe la rendono unica e secondo me caratterizzano una forte personalità artistica. Di lei mi piace molto lo stile anni 80 e tutto l’immaginario che ha creato intorno a se anche al di là della musica. Se pur sempre sono consapevole che si tratti di una grande produzione su cui lavorano molte persone c’è anche da dire che questa sua iconicità è il tratto essenziale di una pop star carismatica.

Rolo Tomassi - “where do you think the search is ooooooooveeeeeer?!?” Pazzi psicopatici di Sheffield guidati dall’apparentemente innocua Eva Spence macinano un math-core personalissimo in cui c’è anche spazio per degli intermezzi jazz, per me sono a metà tra i Dillinger Escape Plan e i Naked City di John Zorn. Facevo quarta o quinta superiore, avevo appena preso la patente e mi ricordo che il loro fu il primo concerto che andai a vedere guidando in autostrada, un’esperienza terribile sotto un diluvio universale con la mia panda scassata. Se sicuramente sono molto lontani musicalmente da quello che faccio sono stati un riferimento in quel periodo per spingermi ad osare e oltrepassare i miei limiti tecnici e compositivi. Il disco capolavoro è il primo, si intitola Hysterics del 2008

Nirvana - Ogni tentativo di descrivere un gruppo così importante sarebbe inutile, vi racconterò quindi cosa sono stati per me. I Nirvana sono i 14 anni con il lettore cd che mi sfonda le tasche del giubbotto, le prime cover in sale prove improvvisate, il senso di appartenenza a quello spirito punk e che strillava Kurt Cobain nel microfono anche se 20 anni dopo, la necessità di volermi esprimere anche io in modo così diretto e rumoroso, è stato il gruppo che ha rivoluzionato il mio modo di concepire la musica, nelle sue intenzioni e finalità.

Jon Hopkins - Per me ha rivoluzionato l’idm degli ultimi anni, quando è uscito Immunity mi è sembrato subito un disco diverso da tutto ciò che avevo ascoltato prima intorno a quel genere. Forse per la prima volta musica elettronica spinta piena di elementi ritmici pesanti e/o bassi distorti era allo stesso tempo eterea e spaziale, questa forse è la cifra di Hopkins per me. In quel periodo avevo iniziato a fare i primi esperimenti e ciò che volevo era creare dei brani che non risultassero freddi e con poca dinamica come certa elettronica (sebbene bellissima!); lo stile di Hopkins ha dimostrato che tutto questo era possibile ad un altissimo livello e mi ha incoraggiato a proseguire su quel percorso.

Le Luci Della Centrale Elettrica - Non seguo molto come fan l’indie italiano (anche se probabilmente ne faccio parte?) ma penso che il tanto criticato Vasco Brondi sia l’autore che più di ogni altro in quel circuito abbia uno stile e un immaginario poetico e attuale nei suoi testi. L’avevo sentito per caso in apertura di un concerto quando ancora vendeva il suo demo nella carta di giornale e suonava da solo con la chitarra. Ho voluto mettere un riferimento Italiano in quanto scrivo anche io nella mia lingua e molto spesso mi affascinano temi e suggestioni legate al mondo urbano, argomento molto caro a Vasco Brondi soprattutto nei suoi primi brani. Il fatto che poi i suoi testi il più delle volte non seguano una narrazione tradizionalmente cantautorale ma siano più un’insieme di immagini che restituiscono una sensazione non penso sia un demerito, anzi.

Michael Jackson - Ho scelto il king come emblema di tutta la scena pop, r&b, soul e chi più ne ha più ne metta che è nata in USA e che è arrivata sino a noi attraverso oltre 30 anni di evoluzione e sperimentazione. Parallelamente a Michael, artista immenso che mi accompagna con la sua musica sin dall’infanzia citerei anche Quincy Jones, uno dei miei producers preferiti di sempre, colui che ha inventato il suono della black music per come la conosciamo oggi. Black music che resta il motore propulsore del mio concetto di groove, utilizzo delle voci, coraggio, minimalismo e sperimentazione negli arrangiamenti, cioè tutti gli elementi che metto a fuoco quando creo i miei brani.
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