Logan
- Roberto Checchi
- Mar 22, 2017
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Meglio specificarlo fin da subito, Logan è senza dubbio il film più riuscito della saga degli X-Men. Intenso, crudo, reale. Possiede un’irruente carica emozionale raramente accostabile alle pellicole sui supereroi e pizzica con navigata maestria le corde emotive degli spettatori come fosse un dramma di tutto rispetto. La Marvel, a onor del vero, ha lasciato fin dalla propria alba un ampio spazio di manovra ai suoi personaggi sicché potessimo conoscerne al meglio ogni lato del loro carattere e ogni snodo del loro passato. Tuttavia è Wolverine il personaggio più approfondito e meglio trattato dell’intera saga e quest ultimo epico scontro ne è l’investitura ufficiale a protagonista principe.
In un futuro distopico i mutanti sono stati decimati da un virus che li ha trascinati sull’orlo dell’estinzione. Wolverine è invecchiato e sta lentamente suicidandosi un cicchetto alla volta, conducendo una vita solitaria al confine tra Stati Uniti e Messico. È debole, stanco di combattere per una vita che non ha scelto. Al suo fianco troviamo il professor Xavier, afflitto da una malattia mentale che lo costringe a vivere sotto una costante e pesante sedazione. I suoi poteri sono fuori controllo e in passato, in un episodio non specificato, ha ucciso alcuni dei mutanti suoi protetti. È un vecchio irriconoscibile, senza forze. Con loro c’è anche Calibano, una vecchia conoscenza, che si prende cura del professore al meglio delle sue capacità. Tutto procede in un grigio pallore, i tre rimangono nascosti come ratti per paura di ritorsioni da parte dei non mutanti e vivono alla giornata ben lontani dalle luci della ribalta sotto cui li abbiamo sempre visti. Fin quando Gabriela, una giovane messicana, non si mette in contatto con Wolverine chiedendogli di proteggere una bambina che parrebbe essere in pericolo, ma sarà solo quando la donna verrà uccisa che il nostro eroe deciderà di intervenire aprendo una battaglia decisiva non solo per il destino dello stesso Logan ma dell’intera razza mutante. Hugh Jackman ha dato una prova brillante. Veste i panni di Wolverine con superlativa audacia e riesce a rappresentarne le diverse e colorate sfaccettature in modo eccezionale, mirabile. Sono ormai diciassette anni che interpreta Logan, personaggio con cui è approdato al grande schermo e che interpreta per l’ultima volta, e pare quasi che nessuno lo conosca e lo capisca meglio di lui. Non solo è stato in grado di tenere la scena con imponenza come ha sempre fatto, mantenendo alto il livello del pathos nelle scene d’azione, ma ha anche dato un grande spessore ai momenti drammatici del film, che di certo non mancano. Con Jackman Wolverine prende vita, ha una sua essenza inconfondibile, un carattere proprio che identifica il personaggio fin nei suoi minimi termini. L’esordio di Dafne Keen Fernandez non sarebbe potuto andare meglio. A soli dodici anni ha regalato un’interpretazione spettacolare, non una pecca, non un errore. Sguardo magnetico, movenze sicure, la piccola ha dipinto a tinte forti il suo personaggio e l’ha fatto proprio senza sbavature o incertezze, una prova che spero abbia un seguito.
Logan è l’epilogo perfetto di una trilogia, quella di Wolverine, che è imperfetta ed è il diamante alla corona della saga degli X-Men. Che vi piacciano i cinecomic o no, è un film da vedere che vi terrà incollati alla poltrona e che, con un nodo alla gola e un velo di nostalgia a foderarvi lo stomaco, vi farà dire addio a uno dei supereroi più significativi del genere. Più che consigliato. Mattia Insolia
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