Voina - Alcol, Schifo e Nostalgia
- Roberto Checchi
- Mar 25, 2017
- 2 min read

I Ministri, I Marta sui Tubi, tanti “nuovi classici” dell’Italia Rock e indipendente e mostri sacri come i Rage Against The Machine.
I Voina, a pelle, richiamano molti di questi gruppi pur mantenendo una propria identità, nelle melodie e nei testi.
Con cattiveria dall’Abruzzo, i Voina escono in questo 2017 con il loro secondo LP Alcol, Schifo e Nostalgia senza che il titolo di “Band Emergente” conquistato nel 2016 ne cambi lo stile o li spinga a Live meno carichi. 32 minuti netti “ad alta velocità” introdotti dal singolo Io non ho quel che non so che, aperta critica agli stereotipi degli anni duemila, in cui ci si nasconde spesso dietro a citazioni, hobby e frasi a cazzo.
Tutto l’album è pervaso da riflessioni lucide di chi non chiede sconti e urla a squarciagola il proprio modo di vivere, senza paura di essere giudicato. Bere, terza traccia del disco, è emblema del Voina-pensiero (“Quando morirò non chiamare un prete, portami da bere”) mentre i richiami agli Anni 80 e a Non è la Rai rappresentano bene il punto “nostalgia” nel titolo dell’album e la condivisione delle incertezze del futuro.
I quattro membri della band lo definiscono un album “schietto, senza trucco” e l’ultimo lavoro dei Voina è proprio questo,un album che fa male per quanto è diretto, ma anche per questo convince.
Se cercate un momento di pausa, un po di positività, questo non è il disco che fa per voi. Se cercate la carica, la rabbia, l’emozione forte, allora Alcol, Schifo e Nostalgia sarà il vostro compagno ideale.
Un album ben riuscito, compatto e quadrato, che spinge al pogo e al live. Se passano in zona, fateci più di un pensiero. Simone Bellucci
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