Slowtide: in 10 artisti vi raccontiamo chi siamo
- Roberto Checchi
- Apr 4, 2017
- 4 min read

Nuovo capitolo della nostra rubrica e questa volta è il momento degli Slowtide, giovane band milanese il cui primo disco è in uscita il prossimo 21 aprile per Prismopaco Records. Ecco le influenze che stanno dietro al loro esordio.

Hundred Waters (Annalisa) - Sono come tuffarsi in un lago d’acqua fresca d’estate al tramonto o passeggiare in un cielo stellato a mezzanotte. La voce femminile è lieve e intima e le atmosfere cambiano forma di canzone in canzone, ma condividono tutte gli stessi colori. Sono uno di quei gruppi che ascoltiamo a occhi chiusi, prima di dormire. Una canzone: Cavity, praticamente il momento prima della fine di un sogno. Un disco: The Moon Rang Like a Bell, praticamente il sogno stesso.

Elliott Smith (Annalisa) - Si apre il petto, si prende il cuore e lo fa girare in un mangiacassette, grezzo e sincero. Non ti conosce ma ti capisce, ha una canzone per ogni momento e ogni stato d’animo; è il compagno migliore nelle giornate peggiori. Una canzone: Angeles, perché è la canzone giusta nel momento in cui se ne ha bisogno. Un disco: Either/Or. Solo se si è costretti a scegliere.

Sufjan Stevens (Michele) - è facile cadere nei soliti cliché descrivendolo come un poeta ma lo è realmente a modo su e non solo vocalmente: i cori e tutti gli strumenti si accompagnano perfettamente. Personalmente adoro il non sapere spesso quali strumenti stiano suonando, come se anche quelle fossero parole. Sufjan è uno di quei pochi artisti che puoi ascoltare sia nei momenti bui che in quelli allegri della tua vita e che dire: non ha ancora sbagliato un album o un brano. Una canzone: Casimir Pulaski Day, anche se ognuno di noi può passare mezz’ora cercando di definire quale sia la canzone migliore, senza risultati. Un disco: Illinoise. Se vuoi ascoltare qualcosa mentre lavori e fuori piove allora è l’album perfetto per te.

Youth Lagoon (Michele) - Giovane artista, interessante sotto ogni aspetto, accompagna con la sua voce brani calmi che spesso invece nascondono una grande violenza, saturi di un’esperienza adolescenziale, come 17. Sono giunto a contatto con questo artista per caso, al Magnolia tempo fa, e da quel momento ho compreso quanto sia utile andare a concerti di sconosciuti, senza aspettative, rimanendo spesso a bocca aperta. Una canzone: July, dovunque tu sia e qualsiasi cosa tu stia facendo arriverai quasi alle lacrime. Un disco: The Year Of Hibernation. Se mai dovessi avere un flashback cinematografico sui miei sedici anni sarebbe certamente la colonna sonora perfetta.

Moderat (Carlo) - Sono contemporaneamente forti ed eleganti. I suoni percussivi e i bassi sono pieni e avvolgenti, suscitando un'energia quasi pacata. I loro brani, anche quelli più pop, non sono per niente scontati e portano con loro sempre qualcosa di nuovo. Le atmosfere sognanti, probabilmente, sono una delle cose più belle dei loro lavori. Una canzone: Reminder, perché è la perfetta sintesi tra pop ed elettronica. Un disco: III. Un disco da avere per forza in macchina.

Benjamin Clementine (Carlo) - Suona il piano e canta. Il suo album d’esordio, l'unico uscito finora, è quasi completamente acustico, quasi classico per gli strumenti presenti. Questo potrebbe ingannare il lettore e fargli credere che sia qualcosa di noioso o vecchio, mentre in realtà contiene brani molto moderni, freschi e arrangiati, a mio parere, con grande originalità. Insomma credo di non aver mai sentito nulla di simile da nessun'altra parte. Una canzone: Condolence, dalla prima nota ti coinvolge trasmettendoti un sentimento di sospensione raro. Un disco: At Least For Now, da ascoltare la sera a casa da soli, oppure facendo una passeggiata notturna in un posto dove poter alzare lo sguardo e perdersi nei propri pensieri.

James Blake (Lorenzo) – Quando lo ascoltai per la prima
volta capii subito che non sarebbe stato un viaggio breve con lui, ma più un rapporto personale, duraturo, da coltivare nel tempo. Sulla sua musica si potrebbe dire tantissimo, nel bene e probabilmente anche nel male, ma quello che per me davvero conta e che più mi assilla è il quanto mi abbia capito, cambiato. Ormai è come se fosse un fratello maggiore, quello che si chiama quando si ha bisogno di un consiglio, di comprensione o solo di compagnia.
Una canzone: Why Don’t You Call Me, in un minuto e mezzo dice quello che forse tutti una volta nella vita vorremmo dire, anche se non sappiamo cosa sia. Un disco: James Blake. Perché è vero, tutto qua.

Aucan (Lorenzo) – Musica elettronica viva, mutevole, fluida e monolitica allo stesso tempo; insomma un po’ come un nuovo mondo che sorge davanti ai tuoi occhi. Il loro ultimo lavoro, Stelle Fisse, quello che me li ha fatti conoscere e apprezzare a fondo, mi ha dato tantissimo sia per ciò che è sia per come lo hanno realizzato; soprattutto ha fatto crescere in me la voglia di provare a spingermi oltre i miei orizzonti. Per me il progetto musicale italiano più interessante degli ultimi anni. Una canzone: Disgelo, già il nome giustifica la scelta. Un disco: Stelle Fisse, un universo magari dai limiti già fissati, ma sicuramente in continua evoluzione.

Alt-J (Mikel) - Sono stati un vero e proprio spartiacque che ci ha portati a scoprire gruppi e realtà musicali totalmente nuovi alle nostre orecchie. Soprattutto nella stesura dei primi brani e delle prime bozze siamo stati influenzati sia dal rapporto tra le componenti acustiche ed elettroniche presenti nei loro brani sia dai groove e dai suoni delle percussioni. Con i loro due album sono riusciti ad affermarsi, nonostante non abbiano seguito i filoni musicali più in voga degli ultimi anni, andando a creare un nuovo movimento attorno a loro. Alla fine questo è un po' quello che ogni musicista sogna di riuscire a fare la prima volta che inizia a comporre. Una canzone: Tessellate, o come trasformare percussioni grezze e minimal in oro. Un disco: An Awesome Wave. Il primo album, sufficiente a mettere le cose in chiaro.

Massive Attack (Mikel) - L'aspetto più interessante di questo progetto è la capacità di creare tutto con pochi elementi distinti, spesso accompagnati da un basso che non ti abbandona mai. Le strutture dei brani non tengono conto della classica distinzione strofa/ritornello, il che non è una scelta né facile né scontata. Lavoro impeccabile anche nella correlazione tra video e musica che riesce a creare un vero e proprio immaginario unico e personale. Una canzone: Paradise Circus, ti rapisce già nei suoi primi 5 secondi. Un disco: Heligoland, è stato scritto nel 2010 ma anche tra vent'anni saprà di fresco.
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