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Brücke: in 10 artisti vi raccontiamo chi siamo

  • Roberto Checchi
  • May 4, 2017
  • 3 min read

Torna la nostra rubrica e questa volta i protagonisti sono i Brücke, band livornese di recentissima formazione che ha appena pubblicato il suo EP d'esordio, Yeti's Cave. Quale occasione migliore quindi per chiedere loro di raccontarci un po' le principali influenze dietro al progetto?

Brian Eno - Il padre della musica ambient ha aperto la strada ad un nuovo tipo di ascolto, un modo nuovo di pensare la musica. Un suono che viene da chissà dove e si dissolve in un altro senza soluzione di continuità. Di grande ispirazione è un video nel quale parla della limitazione creativa. Avendo scritto un disco a partire dal timbro non può che essere il primo riferimento musicale.

Appaloosa - In costante movimento, un concerto dopo l’altro si sono ritagliati uno spazio sempre più grande con dedizione e rimanendo fedeli a loro stessi. Forse l’Italia non li merita. Ciò che è certo è che fanno scuola sia in studio che dal vivo!

Mogwai - Ricordo il dolore provato alle orecchie quando andammo a sentire un loro concerto. Si divertivano a prendere a sberle il pubblico, è parte del gioco ed è anche uno dei motivi per cui uno va a vederli. Al tempo proponevano Rave Tapes, un disco molto più elettronico rispetto ai precedenti, ciononostante non c’era neanche un computer sul palco. Abbiamo avuto una fase nei nostri ascolti in cui i chitarroni e i muri di suono erano d’obbligo.

S. Kubrick/G. Ligeti - E’ una di quelle passioni, insieme a quella per i Pink Floyd, che ci accomuna da quando ci conosciamo. Come tutti i grandi maestri hanno generato e generano una quantità di letture impressionante su quello che c’hanno lasciato, per cui potresti scrivere un disco al giorno guidato da quelle suggestioni.

Einsturzende Neubauten - Forse i più punk e consapevoli di sempre. Siamo stati al concerto di Lament che è uno spettacolo sulla prima guerra mondiale incredibile, un lavoro di ricostruzione storica che attraversa tutte le sfumature necessarie all’argomento. Emozionante e monolitico, per rimanere in tema. La ‘Yeti’s Cave’, il nostro studio, nasce in un’officina, il che s’è dimostrato una risorsa, perché ha una sua identità come spazio sonoro che andava rispettata e assecondata.

Bitches Brew, Miles Davies - E’ difficile parlare di dischi o artisti del genere, si finisce per non aggiungere nulla a quello che istantaneamente ti passa l’arte. E’ un disco magico, è storia. Pharaoh’s Dance una droga.

Föllakzoid - C’è subito sembrato che avessero messo a fuoco un’idea di suono o di canzone che stavamo cercando. E’ stato come scoprire di avere dei cugini cileni.

Con una formazione rock abbastanza tradizionale hanno raggiunto una sintesi fra techno, drone e krautrock che per quanto guardi indietro va avanti e se ne fotte!

Portishead - C’è un filo rosso che lega Livorno a Bristol. O così ho sempre pensato che fosse... La città amaranto è la versione sfigata della cittadina inglese e della California. Tornando ai Portishead: Third è un disco di ieri, oggi e domani. Atemporale.

Can - Il loro frontman è un giapponese, un vagabondo ingaggiato a caso prima di un concerto dopo che l’ex cantante li aveva lasciati a piedi. Allievi del compositore K. Stochausen, mantengono un piede nella sperimentazione delle avanguardie del ‘900 ed uno in quello che veniva chiamato krautrock, ma escono dal coro per l’attenzione agli incastri ritmici grazie anche al genio del batterista Jaki Liebzeit. Una pagina a sé stante all’interno del genere.

Hic Sunt Leones - Ultimi, ma non certo ultimi…

In questo caso si tratta di un progetto che c’ha coinvolto giusto prima di iniziare questa nuova esperienza. Alcune date vennero fatte in tre di quattro componenti degli attuale Brücke. Andrea frontman degli HSL era a trovare sè stesso o, più propriamente, il samurai che è in lui, nella terra del sol levante. Mentre Giulio, chitarrista brücko, si stava laureando nelle scienze dei sassi e cercava se stesso una caverna alla volta.

E’ quindi inevitabile che qualcosa di quella stagione sia rimasto o torni a far capolino. Equivale a dire che ci siamo anche autoalimentati.

 
 
 

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